Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia di "Nina, Lelle' e u Mari"


Note di regia di
Non ho mai pensato di raccontare questa storia fino a pochi mesi fa. Il tutto si svolgeva unicamente nella mia testa e, per di più, senza una continuità. Finché una mattina non mi sono svegliata e mi sono resa conto che sognando, avevo finalmente chiuso il cerchio. Avevo “visto” con chiarezza quale fosse il legame tra i singoli frammenti che in maniera persistente colonizzavano la mia mente da anni. Come diceva Virginia Woolf, nei sogni a volte la verità sommersa viene a galla. Non so se si tratti di verità, ma di certo si tratta di un tema che in modo ostinato, testardo e resistente ha segnato la mia vita. Pertanto, devo dedurre che sia una vera e propria necessità. Era per me impossibile parlare di un tema così universale, e allo stesso tempo così intimo, escludendo la potenza del sogno e dell’immaginazione. Credo profondamente che le risposte alle grandi domande non possano che essere cercate negli abissi della nostra anima dove essa si fonde con le nostre radici e col nostro subconscio. Come trovare altrimenti un significato alle cose che ci accadono? Una prima scelta registica è stata quella del non volere dare una precisa collocazione temporale alla narrazione. In fondo non ha alcuna importanza. Non è un caso che, pur viaggiando su piani temporali e di significato differenti, l’ambiente rimane immutato eccetto che per la presenza di Giulia e Peppe che si sostituiscono a Lellè in una ciclicità temporale caratteristica dei fenomeni della natura. Siamo noi esseri umani che cambiamo costantemente e cerchiamo di adattare le cose che ci stanno intorno per far sì che ci assomiglino di più. Spostiamo mobili, cambiamo colore alle pareti, buttiamo i servizi di piatti che ci hanno annoiato, ci tingiamo i capelli, seguiamo la moda e compriamo cibi pronti. In questa storia, tutto lo sforzo è orientato all’interno. Il lavoro del tempo leviga, smussa ed erode l’animo umano fintanto che gli permettiamo di farlo. È nel momento della resa che finalmente ci liberiamo. Nina è la protagonista. Lellè sceglie di non esserlo ma, inevitabilmente, sentiremo la sua presenza fino alla fine. I dialoghi tra i due sono pochi ed essenziali, il loro legame prende forma e diventa consistente nelle piccole cose di tutti i giorni, nella cura dei gesti, nel loro modo di essere adulti rimanendo apparentemente ingenui ed infantili grazie all’abitudine al gioco. Dentro Lellè però cresce un sanissimo dubbio. Il dubbio che oltre quella casa, oltre il profilo dell’orizzonte, oltre Nina, esista altro. E il dubbio diverrà sempre più grande e si trasformerà in irrequietezza e l’irrequietezza in insofferenza vera e propria fino a farlo letteralmente fuggire.

Maria Giulia Mutolo