Note di regia di "Olga"
Questo cortometraggio nasce dall’esigenza di raccontare alcune sfaccettature sociali, smascherandole con ironia. Fin dalla prima scena il protagonista è messo in relazione alle figure genitoriali, figure assenti, che rispecchiano un piccolo mondo borghese. Un padre inetto ed incapace ed una madre, in controtendenza, che si atteggia ad adolescente con un modo di parlare “cantato” e finto.
Nel secondo sipario incontriamo i due protagonisti ad una lezione di storia dell’arte.
La professoressa inizia ad elencare una vastità di numeri e date relativi al quadro e all’artista in questione. Nozioni pressoché inutili per comprendere veramente ciò che un artista vuole esprimere con un dipinto, ma essenziali per superare l’esame universitario.
Nel terzo sipario i protagonisti entrano per la prima volta in un museo: un signore sdraiato su un lettino da spiaggia a prendere fresco, ragazzi che bevono birra e mangiano panini mentre scherzano sulle strane figure che vedono attaccate alle pareti, ed un gruppo di “intellettuali” che criticano aspramente l’artista. Questi ultimi, forse, venuti più per moda che per altro. Nella confusione totale i due protagonisti si vanno a rifugiare nella calma di una spiaggia, dove Olga è costretta ad un bivio: rifiutare la massa e le sue leggi con tutte le conseguenze o accettare il compromesso dell’omologazione. Nell’ultima scena
Olga è in classe insieme ad altre due ragazze. Stanno chiacchierando a ritmo di foto scattate con il cellulare. Olga ha preso la sua decisione
Massimo Favale