SICILIA QUEER FEST 12 - Mark Rappaport
protagonista della sezione "Presenze"
Prosegue nel solco del lavoro di ricerca che da realtà indipendente e non omologata continua a portare avanti mettendo al suo centro il miglior cinema contemporaneo e coniugando innovazione e sguardo internazionale, da sempre punti di forza e marchio di originalità del festival siciliano.
La dodicesima edizione del
Sicilia Queer filmfest si svolgerà a Palermo dal 30 maggio al 5 giugno 2022 ai Cantieri Culturali alla Zisa, tra il Cinema De Seta e gli altri spazi della grande cittadella culturale palermitana.
È Mark Rappaport il protagonista della sezione Presenze dell'edizione 2022 del SQFF. Al regista, critico cinematografico e pioniere del video-saggio è dedicata – per la prima volta in Italia - la personale a cura di Andrea Inzerillo e Tommaso Isabella, che partirà da Palermo e proseguirà in autunno con ulteriori tappe in collaborazione con i festival Filmmaker di Milano e I mille occhi di Trieste.
Gli spettatori avranno modo di scoprire uno dei più grandi tesori nascosti del cinema indipendente americano, conoscere la sua produzione più recente e incontrare il regista al Cinema De Seta di Palermo.
Mark Rappaport (New York, 1942) - I primi cortometraggi di Mark Rappaport, sempre a cavallo tra narrazione e sperimentazione, risalgono alla metà degli anni Sessanta. Negli anni Settanta il regista si impone all’attenzione internazionale con lungometraggi innovativi come Casual Relations (1974), Mozart in Love (1975) e The Scenic Route (1978). La sua produzione prosegue con continuità nel segno della trasformazione, e a partire dagli anni Novanta – prima con Rock Hudson’s Home Movies (1992) e poi con From The Journals of Jean Seberg (1995) – dà vita a una produzione originale e inconfondibile che lavora in direzione di una rilettura critica e in controtendenza della storia del cinema classico, con particolare attenzione agli attori e alle attrici del grande cinema americano degli anni Quaranta e Cinquanta. Il suo sguardo ironico e anticonformista indaga le corrispondenze segrete tra i capolavori di Hollywood e le mitologie collettive dello star system, muovendosi tra aneddoti e grande storia, gossip e fantasie spettatoriali, tenendo insieme possibilità e realizzazioni che costituiscono fino ad oggi l’immaginario creato dal grande cinema popolare.
Le sue “false autobiografie”, cui si dedica in maniera pressoché esclusiva a partire dagli anni Duemila, sono autoritratti allo specchio sui generis, film che mescolano verità e finzione in un gioco di invenzione continuo che si muove strutturalmente tra serio e faceto. Ne sono protagonisti attori celebri come Rock Hudson, Jean Seberg, Anita Ekberg, Danielle Darrieux, James Mason, Joan Crawford e Lana Turner, ma anche nomi meno noti della storia (ma non meno iconici, protagonisti di film di grandi autori come Fritz Lang, Alfred Hitchcock, Howard Hawks ecc.) quali Debra Paget, Marcel Dalio, Chris Olsen, Turhan Bey, Will Geer e molti altri.
Il risultato è quello di un rimescolamento delle carte e dei canoni inedito, originale e spesso gioiosamente provocatorio. Gli interessi di Rappaport spaziano dai melodrammi di Douglas Sirk ai capolavori del cinema d’autore europeo, da Max Ophüls a Jacques Tati fino a Robert Bresson, da Casablanca a Orizzonti di gloria passando per L’anno scorso a Marienbad. Nella sua personalissima controstoria del cinema gli elementi che ordinariamente sembrano in secondo piano nei film assumono una nuova centralità, e a diventare protagonisti sono allora gli attori ebrei in fuga dall’Europa degli anni Trenta e quelli perseguitati dal maccartismo nell’america degli anni Cinquanta, gli omosessuali e le lesbiche cancellati da una morale perbenista e persino gli oggetti e le scenografie che sembrano invisibili agli occhi degli spettatori ordinari. Lo sguardo di Rappaport – tra le firme più preziose di una celebre rivista di cinema come Trafic, fondata da Serge Daney – illumina di una nuova luce la prospettiva del cinema sul Ventesimo secolo, mostrando con leggerezza e acume teorico ciò che nei film è ben nascosto in superficie, realizzando un lavoro di grande raffinatezza e nello stesso tempo capace di parlare al grande pubblico.
Il critico americano Jonathan Rosenbaum, tra i maggiori estimatori del suo lavoro, ha scritto che Rappaport è autore di “un cinema glamour fatto in casa” e che i suoi film occupano quella “terra di nessuno che si situa tra l’avanguardia e il mainstream”.
19/04/2022, 11:05