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LINO CAPOLICCHIO - L'attore e' morto a 78 anni


LINO CAPOLICCHIO - L'attore e' morto a 78 anni
L’Associazione Giuseppe De Santis, a nome del figlio Tommaso e della compagna Francesca Golino, annuncia la scomparsa di Lino Capolicchio, avvenuta nella serata di martedě 3 maggio a Roma. Componente del Comitato scientifico dell’Associazione, da cinquant’anni frequentava la cittŕ di Fondi, conosciuta e amata grazie a Giuseppe De Santis – che lo aveva scelto come protagonista del film girato a Latina “Un apprezzato professionista di sicuro avvenire” (1972) e che ebbe con lui un rapporto paterno – e alcuni anni fa aveva scelto di abitare con la compagna proprio a Fondi.

Nato a Merano il 21 agosto 1943 e diplomato all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico – dove ha tra i docenti Giorgio Bassani, Sergio Tofano, Vanda Capodaglio e Orazio Costa –, Capolicchio esordisce in palcoscenico nel 1965 per la regia di Giorgio Strehler in “Le baruffe chiozzotte” di Goldoni. Prosegue la carriera teatrale, con crescente consenso di pubblico e critica, diretto ancora da Strehler (“Il gioco dei potenti” di William Shakespeare, 1966) e poi, tra gli altri, da Raf Vallone (“Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, 1967), Elio Petri (“L’orologio americano” di Arthur Miller, 1967), Luca Ronconi (“La commedia della seduzione” di Arthur Schnitzler, 1985), Giuseppe Patroni Griffi (“La locandiera” di Carlo Goldoni, 1987; “Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi, 2002), Luca De Fusco (“Senilitŕ” di Italo Svevo, 1995).

Alla lunga esperienza televisiva – iniziata con il notissimo sceneggiato “Il conte di Montecristo” (1966, Edmo Fenoglio) e proseguita con successi quali “La paga del sabato” (1977, Sandro Bolchi), “Verdi” (1982, Renato Castellani), “La piovra 3” (1987, Luigi Perelli), “Carlo Magno” (1994, Clive Donner), “Il sequestro Soffiantini” (1992, Riccardo Milani) e “Al di lŕ delle frontiere” (2004, Maurizio Zaccaro) – affianca quella cinematografica. L’esordio sul set č con Roberto Faenza per “Escalation” (1968), cui seguono i film di Dino Risi (“Il giovane normale”, 1969), Mauro Severino (“Vergogna schifosi”, 1969) e Giuseppe Patroni Griffi (“Metti, una sera a cena”, 1969).

L’interpretazione di Giorgio ne “Il giardino dei Finzi Contini” (1970), diretto da Vittorio De Sica e vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero, proietta il suo nome a livello internazionale. Tra i film successivi si ricordano “Un apprezzato professionista di sicuro avvenire” (1972) di Giuseppe De Santis, “Amore e ginnastica” (1973) di Luigi Filippo d’Amico, “Corpo d’amore” (1973) di Fabio Carpi, “Mussolini ultimo atto” (1974) di Carlo Lizzani, “L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale” (1975) di Gian Vittorio Baldi, “Solamente nero” (1978) di Antonio Bido, “Fiorile” (1993) di Paolo e Vittorio Taviani, “Compagna di viaggio” (1996) di Peter Del Monte. Intensa e proficua č la collaborazione con Pupi Avati, iniziata con “La casa dalle finestre che ridono” (1976) e proseguita fino a “Il signor Diavolo” (2019), passando per “Le strelle nel fosso” (1978), “Noi tre” (1984), “Ultimo minuto” (1987), “Fratelli e sorelle” (1992), “Una sconfinata giovinezza” (2010) e comprendente anche due miniserie TV molto popolari: “Jazz Band” (1978) e “Cinema!!!” (1979).

Dal 1984 al 1987 č docente di recitazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (il regista Francis Ford Coppola, in visita al CSC nell’ottobre del 1984, chiede di assistere ad una sua lezione), negli anni ‘90 alla NUCT - Nuova Universitŕ del Cinema e della Televisione – insieme a Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani, Ugo Pirro, Gianfranco Pannone – e negli anni 2000 all’Accademia Rosebud. Esordisce dietro la macchina da presa con “Pugili” (1997) – Premio FIPRESCI della critica internazionale al Torino Film Festival e debutto cinematografico di Pierfrancesco Favino –, cui segue “Il diario di Matilde Manzoni” (2002).
Firma anche due regie liriche: nel 1988 al Teatro Giglio di Lucca “La bohčme” di Giacomo Puccini – replicata per cinque anni – e nel 1996 al Teatro Rendano di Cosenza la “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini. Tra i numerosi riconoscimenti che gli sono stati assegnati figurano il Globo d’Oro della Stampa Estera nel 1968 come miglior attore per “Escalation”, il David speciale nel 1971 per l’interpretazione ne “Il giardino dei Finzi Contini”, l’Alabarda d’Oro nel 2009 per il Teatro, il Premio Vittorio De Sica nel 2012 per il Cinema.
Nel 2019 pubblica la sua autobiografia “D’amore non si muore” (Edizioni di Bianco e Nero del Centro Sperimentale di Cinematografia – Rubbettino Editore).

04/05/2022, 09:01