XAVIER DOLAN - "Vorrei recitare per Luca Guadagnino"
Il regista e attore canadese
Xavier Dolan è stato ospite a Torino del Museo Nazionale del cinema, per una masterclass, per la proiezione del suo "Laurence Anyways" e per ricevere dalla direttrice del Lovers Film Festival Vladimir Luxuria il Premio Stella della Mole.
Il tuo è un cinema che sfugge a generi ed etichette, nonostante spesso la critica cerchi di farlo continuamente.
«Cerco di non pensarci quando scrivo o faccio un film, cerco di concentrarmi sugli attori e sulla storia, sul tentativo di apprendere dai tanti errori che ho commesso nel passato. Non penso mai se verrò o meno inserito in una casella, o con una certa etichetta, cerco di non farmi rinchiudere da ciò.
Mi hanno spesso etichettato come regista
queer, e anche se la cosa non mi dà fastidio credo che nel mio cinema ci sia molto di più: c'è spesso una storia d'amore, con personaggi che cercano di sviluppare la propria identità singola e di trovare il loro spazio in un ambiente. Le etichette non mi interessano, ma certamente i critici lo hanno fatto con me, chiamandomi
enfant terrible o altro, ma a me non interessa. O almeno cerco di non farmi coinvolgere da tutto questo, ci provo».
La musica è un elemento essenziale del tuo cinema.
«La musica è sempre con me, in ogni momento, la ascolto spesso in auto mentre guido, accompagna le mie riflessioni, i miei pensieri, mi aiuta moltissimo anche a sentire vicini la famiglia e gli amici. Ha un ruolo importante, la ascolto così forte che sto diventando sordo dall'orecchio destro!
Ho anche scritto dei film solo per poter usare certe musiche, ascoltandole iniziavo a pensare a una storia da poter costruir loro intorno. La ascoltiamo anche mentre giriamo sul set, credo sia di grande ispirazione anche per gli attori e i tecnici, come ad esempio gli operatori steadycam, ma anche in sala di montaggio. Rispetto a una volta, poi, ho iniziato a concentrarmi soprattutto sulla musica diegetica, i brani che amo sono quasi sempre inseriti nella storia, ascoltati dai protagonisti o fuoriusciti da radio o altoparlanti».
Il tuo nuovo progetto, la serie "La nuit où Laurier Gaudreault s'est réveillé", è tratta da una pièce dello stesso autore di "Tom a la ferme".
«Trovo molto più semplice trarre un film da un testo teatrale, il racconto è già strutturato e puoi fare un lavoro più lineare, più efficace. Mi piace adattare il lavoro altrui ai miei gusti, non ho mai pensato a dirigere però io una pièce, dovrei prima imparare le regole del teatro e per ora non è nei miei programmi».
Sei spesso anche attore per altri registi: cosa preferisce fare, dirigere o recitare?
«Ho iniziato a dirigere solo perché nessuno mi sceglieva come attore, in futuro vorrei recitare più spesso per altri. Qualche nome? Tantissimi: adoro tutta l'opera di Paul Thomas Anderson, ma mi piacciono e mi hanno molto ispirato anche Scorsese, Coppola, Haneke, Audiard, Tarantino, Sautet, Wong Kar-wai... ma anche tante registe, mentre tra gli italiani direi
Luca Guadagnino».
16/05/2022, 16:26
Carlo Griseri