Note di regia di "Gian Paolo Barbieri. L'Uomo e la Bellezza"
Ho iniziato a fotografare come professionista nel 1997 e la fotografia di Gian Paolo Barbieri è sempre stata per me fonte di ispirazione. È stato solo quando l’ho conosciuto, nel 2001, che Gian Paolo per me ha perso quell’immagine di sacralità professionale per diventare un esempio da seguire come uomo, non più solo un maestro della fotografia ma soprattutto un maestro di vita.
È per me fondamentale, sia come professionista che come uomo, raccontare la vita e il lavoro di Gian Paolo Barbieri. Un fotografo che nelle sue immagini ci mostra la grande conoscenza della storia dell’arte e della cultura, opere che devono essere guardate con la sospensione dell’incredulità. Un autore, Gian Paolo Barbieri, che dialoga con chi guarda, che lascia domande aperte in attesa che lo spettatore possa completarle o chiuderle, ognuno per ciò che sa o per ciò che vuole.
Un documentario che scava dentro all’uomo che sta dietro al grande maestro, attraverso i suoi successi professionali ma anche svelando le debolezze e le incertezze che ogni uomo cela dentro di se. Una narrazione intima e personale che ci porta ad approfondire la personalità dolce, onesta, generosa e delicata di Gian Paolo Barbieri. Un uomo di 84 anni che combatte ogni giorno contro il morbo di Parkinson lavorando tutti i giorni, continuando ad esprimere la sua necessità di creazione.
Di lui si conoscono solo le immagini più famose, con cui ha innovato e contribuito a creare la moda italiana degli anni ‘60, ‘70 e ‘80. Si conoscono alcune delle sue immagini create in paradisi tropicali, narrati con la stessa eleganza con cui ritraeva le grandi dive del cinema e dello spettacolo. Oltre a tutto questo c’è un grande ed inedito archivio ancora da esplorare che ospita oltre un milione di negativi ed altrettanti file digitali. Un archivio creato da un uomo che non celebra la bellezza, la venera.
Un lavoro per me necessario non solo per celebrare la vita di un gigante della fotografia ma anche la storia di un uomo dalla quantità umana insuperabile.
Emiliano Scatarzi