QUO VADIS? AL CINEMA NEL CUORE DI ROMA - Dall'1 al 10 luglio
A Roma, dall’1 al 10 luglio 2022,
QUO VADIS? Al cinema nel cuore di Roma. Il fascino dell’antico in 10 grandi film, la rassegna promossa da CSC – Cineteca Nazionale e Parco archeologico del Colosseo nel Tempio di Venere e Roma.
Il Ministro della Cultura Dario Franceschini: «Il cinema ha sempre avuto uno sguardo particolare su Roma antica, più che su ogni altra civiltà del passato, attingendo a piene mani sia dalla storia che dalla leggenda. Grazie alla collaborazione fra la Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia e il Parco archeologico del Colosseo, questa vena narrativa ininterrotta, ancora vitale ai giorni nostri, sarà declinata nelle sue diverse espressioni nel contesto straordinario del Tempio di Venere e Roma, regalando al pubblico emozioni irripetibili»
Un viaggio nel tempo, ospiti di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, per raccontare attraverso dieci film di ogni genere ed epoca – introdotti ogni sera da esperti di storia antica, scrittori, critici e giornalisti – come il cinema si è confrontato con la classicità romana, in un rapporto fatto di volta in volta di fedeltà e tradimento, attenzione filologica e libera ispirazione, serietà e disimpegno.
È QUO VADIS? Al cinema nel cuore di Roma. Il fascino dell’antico in 10 grandi film, l’iniziativa – in programma dal 1° al 10 luglio 2022 nel Tempio di Venere e Roma (ingresso libero, accesso da Piazza del Colosseo) – che vede per la prima volta unite due grandi istituzioni culturali italiane: CSC – Cineteca Nazionale e Parco archeologico del Colosseo.
Racconta Marta Donzelli, presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia: «Insieme al Parco Archeologico del Colosseo abbiamo immaginato un viaggio nei film che hanno raccontato il mondo antico, in particolare quello romano. Sgombrato il campo da ogni possibile equivoco filologico, sarà l’occasione per scoprire come il cinema ha visto, interpretato, usato e spesso "stravolto" la storia, l'iconografia, i miti della classicità. Un percorso tra divi antichi e contemporanei che va dai kolossal americani ai peplum italiani, da Fellini a Kubrick, sconfinando anche nella commedia, nel musical e nel cinema per ragazzi.
Con “Quo Vadis?” prosegue l’impegno della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia per la valorizzazione della cultura cinematografica nella sua forma di fruizione primaria: la visione collettiva sul grande schermo. L'esperienza sarà questa volta ancora più unica e straordinaria perché accadrà in uno dei luoghi più importanti della nostra cultura e della nostra storia».
Continua Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo: «Dopo 45 anni dalla prima estate romana ideata da Renato Nicolini nel 1977, una delle esperienze più innovative della capitale, inaugurata con il film Senso di Visconti all’interno della Basilica di Massenzio, il grande cinema torna al Parco archeologico del Colosseo, questa volta nel Tempio di Venere e Roma.
Dieci serate di proiezioni cinematografiche, con un repertorio che spazia tra storia, antichità classica e archeologia, ambientate nella cella di Venere, uno dei siti più iconici e suggestivi di Roma, riaperto da poco al pubblico dopo un accurato restauro ultimato nel 2021.
La potenza dell’arte cinematografica, in termini di trasmissione di conoscenze e preservazione della storia, costituisce da sempre un importante veicolo per la comunicazione dell’importanza del patrimonio culturale e per la sua valorizzazione.
Proiettare dei film nella cella del tempio di Venere affacciata sul Colosseo diventa un’occasione di incontro fra l’immaginario cinematografico, per il quale l’antichità costituisce fin dagli albori una fonte inesauribile di storie e temi a cui attingere, e uno straordinario monumento della Roma imperiale così fortemente simbolico e ispiratore di bellezza, in grado ancora oggi, a quasi duemila anni dalla sua costruzione, di coinvolgere il pubblico in un viaggio emozionale nel tempo, in questo caso grazie anche al supporto prezioso dell’arte del cinema».
QUO VADIS? Al cinema nel cuore di Roma ripercorre oltre un secolo di film (dal 1913 al 2019) cercando in dieci titoli (ma potevano essere cento, e non sarebbero comunque bastati), introdotti ogni sera da esperti di storia antica, scrittori, critici e giornalisti, le tracce del fascino irresistibile che l’antica Roma esercita, da sempre, sul cinema. Un’attrazione che si traduce in una filmografia pressoché inesauribile, popolata di imperatori e regine, legionari e filosofi, schiavi e centurioni, gladiatori e vestali. Dalla fondazione dell’Urbe alle invasioni barbariche, dagli ultimi giorni di Pompei alla caduta dell’impero, dal ratto delle sabine ai primi anni del Cristianesimo, dal Colosseo alle province più lontane, non c’è stagione, episodio, luogo, personaggio – mitico o reale – che non sia stato portato sullo schermo.
Ma c’è di più: perché se è vero che al cinema possiamo “sfogliare”, come in un bignami spesso superficiale ma d’effetto, la storia della Roma dei Cesari, molti di quei titoli consentono di ripassare alcuni snodi cruciali dell’industria cinematografica del Novecento: in un programma che non ha ambizioni di esaustività, non troverete – per fare due esempi – La tunica di Henry Koster (1953), primo Cinemascope della storia, né il Ben-Hur di William Wyler, che dall’alto delle sue 11 statuette guida dal 1959 la classifica dei vincitori dell’Oscar (eguagliato, mai superato, soltanto decenni dopo). Ma, in tema di svolte, non potevano mancare due kolossal lontani nel tempo, nello spazio e negli esiti commerciali, entrambi capaci di segnare in modo indelebile il proprio tempo: il Quo vadis? muto di Enrico Guazzoni, il cui straordinario successo oltreoceano sdogana definitivamente – siamo nel 1913 – il formato del lungometraggio come lo conosciamo ancora oggi; e lo sfarzoso (e a lungo vilipeso) Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz, con Liz Taylor e Richard Burton, che porta la Fox sull’orlo del fallimento e fissa al 1963 la fine dello studio system hollywoodiano (un po’ come – gli dei e gli storici ci perdonino il paragone – al 476 d.C. si data per convenzione la caduta dell’Impero Romano d’Occidente).
Se Cleopatra chiude la fortuna di un genere (per un ritorno ai fasti di un tempo bisognerà aspettare il nuovo millennio, con Il gladiatore di Ridley Scott; mentre in Italia il 2019 vede Matteo Rovere tornare alle origini del mito con Il primo re), lo scatenato film di apertura della rassegna, Ave, Cesare! di Joel & Ethan Coen, ne rievoca l’inizio degli anni d’oro, ambientando nel 1951 un omaggio alla Hollywood dei “sandaloni”, con George Clooney centurione convertito ai piedi della Croce, mentre sui teatri di posa si allunga lo spettro del maccartismo; lo stesso maccartismo che all’apice della carriera aveva costretto a lavorare nell’ombra uno dei grandi sceneggiatori dell’epoca, Dalton Trumbo, e non poteva essere che lui a firmare nel 1960, pur tra non pochi dissidi con il protagonista-produttore Kirk Douglas, il più adulto e “rivoluzionario” dei kolossal romani, Spartacus di Stanley Kubrick. Il decennio si chiude nel 1969 con l’incursione nell’antica Roma di un altro grande autore, Federico Fellini, che nel Satyricon interpreta Petronio Arbitro con una libertà che non ha precedenti (né epigoni) nella tradizione del cinema storico. Non che fossero mancate, negli anni precedenti, riletture non proprio ortodosse: nel 1966 il “regista dei Beatles” Richard Lester porta al cinema un bizzarro musical plautino, Dolci vizi al foro, che dimostra una volta di più – grazie ai brani di Stephen Sondheim ma soprattutto alle prove di Zero Mostel e Buster Keaton – come peplum e umorismo possano convivere perfettamente. Ce l’avevano già insegnato Goscinny e Uderzo, gli inventori dei Galli più divertenti della storia (per i più piccoli presentiamo il cartoon più recente della serie, Asterix e il segreto della pozione magica di Alexandre Astier e Louis Clichy), e lo dimostrano due dei titoli italiani in programma: Totò e Cleopatra di Fernando Cerchio, col principe della risata impegnato nel doppio ruolo di un improbabile Marco Antonio e del suo sosia Totonno, in una parodia “istantanea” del già citato Cleopatra; e Scipione detto anche l’Africano di Luigi Magni, che con un cast stellare (Marcello Mastroianni e il fratello Ruggero, grande montatore qui nell’inedito ruolo di coprotagonista, Vittorio Gassman, Silvana Mangano) satireggia sui vizi sempiterni della politica romana. Come se nella storia, nel mito, nella letteratura latina si potesse già leggere tutto ciò che sarebbe stato. Cinema compreso.
23/06/2022, 21:44