LE VOCI SOLE - A Taormina il Prezzo del Successo
A causa della pandemia Giovanni si ritrova senza lavoro ed è costretto ad emigrare in Polonia per fare l’operaio in una fabbrica e si tiene in contatto con la moglie Rita e il figlio tramite lunghe videochiamate serali. Una di queste telefonate, nella quale Rita spiega al marito come preparare una buona pasta al pomodoro, diventa virale in rete e presto i due raggiungeranno una popolarità inaspettata che cercheranno di sfruttare per risolvere i loro problemi economici, ma questa fortuna si rivelerà presto un’arma a doppio taglio.
Il pubblico che prende possesso del privato, la popolarità che si insinua in una famiglia dandole gioie e poi dolori. "
Le voci sole" di
Andrea Brusa e Marco Scotuzzi è un racconto essenziale su una vicenda che potrebbe capitare a chiunque: le lusinghe dei soldi facili tramite i social, le attenzioni dei follower, sentirsi “qualcuno” nel mare infinito di internet. Un film fatto, appunto, di voci, quelle di Rita, Giovanni e del loro figlio adolescente durante le telefonate e le videochiamate, nei messaggi vocali su WhatsApp che fanno anche da “commento” alle scene in fabbrica nelle quali non si vede mai Giovanni, interpretato da Giovanni Storti nel suo primo ruolo drammatico. Immagini asettiche, come a voler sottolineare l’alienazione che comporta un certo tipo di lavoro. La vita della fabbrica la conosciamo solo tramite le parole di Giovanni, il rapporto con i colleghi, la fatica la sentiamo dalla sua voce e la vediamo dal volto stanco una volta rientrato a casa la sera, solo di fronte a uno schermo.
La sua solitudine è quella vissuta da molti in questo momento storico, presi dai social, dall’apparire, all’inseguimento di un successo a colpi di like, mentre dall’altra parte dello schermo la vita non va esattamente come ci aspettavamo. Come Rita che pensa di svoltare mentre Giovanni rimane con i piedi per terra e scopre la cattiveria gratuita dietro i social, la deriva sociale, il prezzo del successo facile che invade e distrugge il privato. L’alienazione non si rivela più, come un tempo, il lavoro estenuante in fabbrica, ma quel bisogno irrazionale di condivisione che può portare alla rovina i più fragili.
30/06/2022, 19:00
Caterina Sabato