Note di regia di "Oltre il confine"
Come si può rendere visivamente un viaggio verso l’Europa visto con gli occhi dei bambini? Il loro punto di vista è sempre emotivo sia quando vivono la paura sia quando vivono la gioia o l’incanto della scoperta e dell’amore. Serviva un punto di vista in cui la dimensione reale si fondesse con l’immaginazione e la fantasia. Perché i bambini uccidono il dolore con la fantasia. Ecco perché ho voluto ampliare lo sguardo dal close-up e comprendere lo spazio che li circonda e li influenza. Uno spazio reale e magico. Per questo motivo ho usato un formato anamorfico in modo tale che gli stacchi sui primi piani siano quasi fusi con il mondo esterno. Nella parte iniziale ho voluto utilizzare una camera ferma, contemplativa, come a volere raccontare la staticità e la sicurezza di un nido famigliare che piano piano si distrugge portandoli in posti lontani e pericolosi. Il loro arrivo in Europa, un’Europa immaginaria e favolistica, è raccontato con una camera più nervosa, a mano, che a tratti diventa contemplativa e statica: quando i bambini scoprono le loro emozioni. Ogni scoperta che fanno è meravigliosa e plastica. Inseguendo il loro sguardo incontriamo, anche, un mondo adulto semplificato: adulti come sopraffattori ma anche adulti fragili. Tutto è denso di realtà e immaginazione ed è per questo che è stato di fondamentale importanza il dialogo tra i reparti, fotografia, scenografia e costumi, per costruire un aspetto cromatico funzionale alla condizione psicologica dei personaggi pieni di sogni e paure.
Alessandro Valenti