LOCARNO 75 - Alain Ughetto: "La storia della mia famiglia"
Il regista francese di origini italiane
Alain Ughetto ha presentato in pre-apertura in piazza Grande a Locarno il suo film animato "
Manodopera".
Il film racconta la storia della tua famiglia: quando hai iniziato questo lavoro, perché hai deciso di narrarla?
E' la storia della mia famiglia, ma è soprattutto il racconto del viaggio che l'ha portata dall'Italia alla Francia. Ho iniziato questo lavoro nove anni fa: noi tendiamo a ricordare i momenti vissuti con nostro padre e nostra madre, un po' di quelli passati con i nostri nonni, quelli che ci hanno regalato i biscotti che i nostri genitori non volevano mangiassimo, ma non sappiamo molto dei bisnonni e di quelli ancora prima di loro.
Lo spunto è stata la mia memoria intima, e anche quella dei miei fratelli e sorelle, quella dei cugini e delle cugine: ho chiesto loro che ricordi avessero di nostro nonno Luigi e nostra nonna Cesira. Per me era importante fare questo lavoro, per lasciare una testimonianza a me, ai miei figli e anche a tutte le generazioni che ci seguiranno.
Come hai immaginato questo difficile "mosaico"?
Le idee erano già al loro posto dall'inizio, restava da vedere come mostrare tutto quanto. Arrivando in Italia mi sono reso conto che di loro non era rimasto più niente, del loro lavoro di carbonai, del loro lavoro contadino. Ho raccolto anche ciò che faceva parte della loro vita quotidiana: carbonella, castagne, broccoli… Poi sono tornato nel mio laboratorio, con tutte queste cose, e ho iniziato a studiare come creare l'immagine del film con Jean-Marc Ogier e il suo team. I broccoli sono diventati alberi, il carbone le montagne... Nella mia officina, in questo contesto, i miei antenati potevano ora rivivere.
Le mani sono importanti in questa storia e nel film: la tua mano è una protagonista, le mani dei tuoi antenati erano importanti per i loro lavori e le loro vite. La splendida idea della tua mano come "parte" della storia quando è nata?
Questa idea c'era fin dall'inizio: le mani di mio nonno hanno trasmesso le loro conoscenze alle mani di mio padre, le mani di mio padre a loro volta mi hanno trasmesso la loro conoscenza e oggi costituiscono il mio ricordo.
La mano, la mia mano, è diventata un personaggio che agisce su questo mondo: nello studio la mia mano lavora, si interroga e interviene.
Come avete coinvolto nel progetto Ariane Ascaride e Nicola Piovani?
Avevo sentito una volta Ariane parlare della sua infanzia da immigrata, di sua madre francese e suo padre italiano, e del fatto che non volevano che lei parlasse italiano... Facendole eco, ho riguadagnato tutta la mia educazione di figlio di migrante. Ero convinto che la sua bella voce di spessore potesse rendere la potenza e l'esperienza di mia nonna Cesira.
A Nicola Piovani ho scritto chiedendogli di accompagnarmi musicalmente dentro questa grande avventura: ci siamo sentiti per telefono e Skype perché infuriava il Covid. Ho parlato con lui di ciò che sognavo come accompagnamento e poi, quando eravamo al banco di montaggio, abbiamo inserito la sua musica: ricordo questo grande momento, forte, potente, grandioso e magico. Bravo Maestro!
Ad Annecy e Locarno hai vissuto esperienze incredibili. Raccontaci qualcosa.
Alla fine della proiezione di Annecy i mille spettatori presenti nel cinema si sono alzati e hanno applaudito con grande energia, ero molto commosso, non ho dormito per tutta la notte. Molti giovani di tutte le nazionalità si sono avvicinati a me per ringraziarmi, anche per le strade di Annecy, è stato molto commovente.
A Locarno mi chiedevo come avrebbero preso la storia gli italiani (svizzeri), una storia per metà italiana e per metà francese: 8000 persone hanno applaudito a lungo, poi in strada, in giro, gli spettatori si sono avvicinati a me e mi hanno ringraziato per questa testimonianza, per questa storia che è molto simile a quella vissuta dai loro genitori.
E ora? Prossimi passi dopo un lavoro così personale?
Con lo stesso sceneggiatore stiamo scrivendo un altro progetto altrettanto eccitante…
08/08/2022, 08:53
Carlo Griseri