Note di regia di "Come le Tartarughe"
Il mio film è partito da un’immagine: un armadio vuoto.
Ho pensato se una donna, travolta da un dolore non sostenibile e inaspettato, avrebbe potuto ficcarcisi dentro. Cosa sarebbe filtrato dalle sue fessure e cosa avrei mostrato del suo interno. Spiando la protagonista, mentre nasconde il suo stato d’animo senza colore, attraverso camicette colorate. L’armadio diventa un personaggio, assiste e accoglie, e una volta finita la sua missione può anche morire.
In ogni caso, la prima regola che mi sono data è fare le cose molto seriamente ma senza prendersi mai troppo sul serio. Non indugiare sul dolore, farlo sentire ma levare lo sguardo un attimo prima piuttosto che un attimo dopo.
Monica Dugo