Note di regia di "La Prima Regola"
Dopo aver visto la pièce teatrale La classe da cui è tratto il film, mi sono reso conto immediatamente che la forza del testo risiedeva nella sua testimonianza, una testimonianza asciutta e sincera di quello che succede, o può succedere, in una scuola dei giorni nostri. Il testo teatrale è stato scritto dopo un’indagine statistica condotta su un ampio campione di studenti, sul tema “rapporto dei giovani con la diversità”, e nello specifico con i migranti. Della scuola sappiamo più o meno tutto, dai giornali, dal web, dalle chat dei genitori, ma non dalla voce dei ragazzi che la frequentano, che la vivono ogni giorno, in tutte le sue contraddizioni ed i suoi conflitti, anche razziali. Volermi appropriare di questa tematica non è un atto d’accusa nei confronti di una parte politica o di una categoria, o più in generale della società, è solo voler restituire ad un pubblico, più ampio possibile, una testimonianza sullo stato delle cose. Il film è costruito in modo da risucchiare la realtà e portarla in un non luogo – la classe – che rispecchia tutte le classi del nostro Paese. Come in una fiaba nera non sappiamo bene dove siamo e le relazioni tra i personaggi sono archetipi. Non li vediamo fuori dal loro universo scolastico, non li vediamo a casa ma solo a scuola. Entrano ed escono dall’inquadratura come se fossero su un palcoscenico. Con la macchina da presa che li insegue nei bagni, nelle aule, lungo i corridoi, sopra le terrazze. Ognuno di loro è un pianeta che gira su se stesso e anche intorno alla classe.
La prima regola ribalta continuamente i punti di vista di questi pianeti attraverso il professore che compie un moto di rivoluzione.
Tramite lo sguardo di questi ragazzi, raccontiamo la società contemporanea, fagocitata dai facili giudizi, dalla violenza, dai social-media, dai movimenti politici, dall’invidia e dalla delusione. È una storia vicino alla nostra ma laterale alla nostra, perché il mondo cambia continuamente. Costruire è un’avventura che non si ferma, un’avventura mentale oltre che fisica. La periferia è abitata dal 70% della popolazione ed è sempre associata a un senso negativo, ma la periferia è la città che sarà. O non sarà.