Note di regia di "Vincenzo Malinconico, Avvocato d'Insuccesso"
Vincenzo Malinconico non è solo un “avvocato d’insuccesso” ma soprattutto un acrobata dei
sentimenti. In quel carnevale sgangherato che è la sua vita, riesce a stare in piedi solo con l’autoironia e il giusto distacco di chi pensa che in fondo, in ogni situazione, poteva anche andare peggio.
E come potrebbe essere altrimenti? Ha un rapporto esclusivo con una figlia che in realtà non è sua, un figlio in perenne ricerca d’identità, un’ex moglie che lo ha lasciato ma che lo rivuole come amante e una suocera in aperto conflitto col mondo, che sembra essere l’unica a capirlo.
A lavoro non va poi tanto meglio e Malinconico è costretto a muoversi in un sottobosco di camorristi, avvocati tromboni, bellissime ereditiere deluse e guappi con problemi di daltonismo.
Insomma una galleria di figure al limite eppure incredibilmente vere. Merito della penna di Diego De Silva, abile a immergersi in un contesto drammatico e a restituircelo filtrato dalla lente dell’ironia, a creare un eroe dei nostri tempi così simile a noi, proprio perché impreparato - a casa come a lavoro - a resistere agli urti della vita.
Nel passaggio dalla pagina scritta alla realizzazione, il cast ha arricchito e valorizzato quanto di prezioso esisteva. Massimiliano Gallo si è calato nei panni di Vincenzo Malinconico con grande cura, facendo suoi i vizi e le nevrosi del personaggio letterario per contagiarlo con la sua simpatia, la sua bravura, tutta la sua irresistibile umanità. Per il mondo di Malinconico, in cui il rovesciamento dalla commedia al drammatico avviene alla velocità della luce, Massimiliano è l’attore perfetto al posto giusto!
Lina Sastri, straordinaria signora delle scene italiane, e Michele Placido, autentico mattatore sulla scena e fuori, non solo hanno reso indimenticabili i loro personaggi ma hanno capitanato con grazia ed esperienza un gruppo di formidabili attori che ha saputo mettersi in gioco fino in fondo. Ana Caterina Morariu, Teresa Saponangelo, Francesco Di Leva, Luca Gallone, Giovanni Ludeno, Tony Laudadio, hanno il merito di aver portato sullo schermo il gioco, la verità, la bellezza di personaggi fortemente empatici.
Alessandra Persiano, che attraversa i sogni e tutta la saga di Malinconico, ha gli occhi blu e il sorriso di Denise Capezza e Giacomo Rizzo - inimitabile caratterista del cinema dagli anni ’50 - che qui ci regala un commovente ritratto di un innamorato della terza età - segna, idealmente, il trait d’union tra Malinconico e un certo tipo di cinema, la commedia beffarda di Nanni Loy, cui la nostra serie strizza l’occhio.
Mi sono innamorato di “Malinconico” alla prima lettura ma metterlo in scena non è stato affatto facile.
Malinconico è Malinconico. Commedia, dramma, visioni oniriche… rapporti generazionali e affettivi rovesciati. Nulla è certo. Il genere legal svuotato di pathos e riempito d’ironia; niente studi milionari e avvocati vincenti, piuttosto cause di poco conto e il fato a regolare la vita delle persone come solo al sud può accadere.
Nomen omen… Malinconico… è uno stato d’animo che tende a qualcos’altro… come scoprire l’allegria in un piccolo dolore, sfogliare la margherita del m’ama non m’ama e accorgersi felicemente, petalo dopo petalo, che non è l’amore che si sta cercando e che in fondo, va bene così.
In questo va riconosciuto il merito dei produttori; quello di aver creduto e sostenuto un prodotto diverso. Più libero dai cliché.
Salerno, con il suo centro storico da scoprire e la Costiera amalfitana con i suoi orizzonti a picco sul mare, non sono solo l’ambientazione ma dei veri e propri personaggi della serie.
È in costiera, infatti, che Malinconico prova a vivere il suo sogno d’amore con la Persiano; la corsa romantica sui tornanti con la macchina decapottabile e i capelli al vento che sanno tanto di libertà e fuga dalle scartoffie e dal grigiore del tribunale, riempiono lo schermo di bellezza.
Mentre il dedalo di vicoli e crocicchi del centro storico di Salerno che si aprono su piazze ricche di storia, ben rappresentano le vite di perfetti sconosciuti sempre connesse e in relazione tra loro. Il sopracitato “carnevale di Malinconico” appunto, in cui, allo stesso tempo, tutto è possibile. Ridere, commuoversi. Riflettere. Persino scoprire, come accade al nostro protagonista, che quando sei vivo, non devi far altro che… vivere.
Perché la gente è il più grande spettacolo del mondo e non si paga nemmeno il biglietto!
Alessandro Angelini