TORINO FILM FESTIVAL 40 - Parlate a bassa voce


TORINO FILM FESTIVAL 40 - Parlate a bassa voce
É la contraddizione il nucleo centrale di “Parlate a bassa voce”, documentario di Esmeralda Calabria che racconta l'Albania del passato e del presente attraverso le parole di chi è rimasto e di chi se n'è andato.

Grazie all'incontro della regista con Redi Hasa, violoncellista esule in Puglia dalla guerra civile del 1997, e uno dei suoi fratelli, prende il via la descrizione di una società a noi sconosciuta, dove in passato (e quando si parla di passato si intende il regime comunista di Enver Hoxha) la cultura era un caposaldo, nessuno era analfabeta e paradossalmente, nonostante le difficoltà pratiche, “tutti erano felici”. Ma questo quadro che non ci aspetteremmo si sgretola lentamente nei ricordi quando risalgono alla memoria episodi di esclusione/punizione/soppressione di chi non si è uniformato: l'attenzione diffusa e 'paterna' verso il popolo intero e i singoli che ne facevano parte ha avuto come controcanto la loro oppressione. L'ideologia comunista contro quella corruttrice capitalista, continuano a raccontare, ha portato in carcere chi cantava musiche occidentali, ha vietato l'esecuzione di artisti 'passati all'imperialismo', ha condannato ai lavori forzati chi voleva andarsene, ha emarginato e punito.

Dalla Puglia parte allora un viaggio di ritorno in Albania dove la regista e il suo Virgilio violoncellista raccolgono tante testimonianze che confermeranno questo stesso sentimento diffuso: l'amore/odio degli albanesi verso il loro passato regime, verso il padre dittatore 'Enver' e, in fondo, verso se stessi. Orgogliosi e nostalgici di ciò che hanno avuto e hanno perso ma allo stesso tempo critici verso il contesto di quegli anni.

Per ancorare il racconto ancor più a quegli anni, le riprese sono arricchite da tanti video storici che la regista, anche montatrice, sovrappone spesso all'attualità proiettandoli su muri e scenografie; video che mostrano il fenomeno di massa nato intorno a questo regime isolazionista e antirevisionista, una sorta di 'noi contro tutti'; immagini che creano a volte sconcerto, altre volte un dissonante effetto grottesco.

Grazie all'apporto di Hasa (e degli artisti incontrati durante il percorso) alle immagini si intreccia poi fatalmente la colonna sonora: folkloristica e sperimentale allo stesso tempo, a cavallo tra le sonorità della sua terra e quelle pugliesi, la musica passa dall'essere protagonista nelle diverse performance dal vivo al dare il giusto sostegno evocativo di ciò che vediamo.

27/11/2022, 19:00

Sara Galignano