Note di regia di "Neurophonia"
Neurophonia è principalmente una rappresentazione metafisica, a tratti surrealista oserei dire, del vivere interiore di un balbuziente, di ciò che accade nella sua mente come spazio figurativo quando sperimenta questa sua natura. Io stesso soffro di balbuzie da quando ne ho memoria, sono ormai un adulto ma questa condizione mi accompagna tuttora quotidianamente, tra alti e bassi, anche nelle cose più piccole e apparentemente insignificanti, come fare una telefonata. La mia indole creativa mi ha spinto quindi ad esplorare più a fondo questa mia natura, e l’ho fatto dapprima in modo peculiare, attingendo dall’inconscio. Quando mi trovo a dover dare forma a un progetto artistico, spesso mi piace iniziare da quella parte di me non razionale, che so essere grande fonte di ispirazioni, e la uso quasi come un flusso di coscienza. In questa attitudine ho tratto grandi insegnamenti da maestri come David Lynch. Ma al contempo mi piace essere anche razionale, e dunque capire perché ciò che è nato dall’inconscio sia venuto alla luce. Questo dualismo ha generato Neurophonia, parola da me inventata per l’occasione dall’unione del prefisso nèuro- e del suffisso -fonìa, dal significato facilmente intuibile ed evocativo. Nello sviluppo del film mi sono poi certamente guardato attorno, straordinariamente non sono molte le opere audiovisive che trattano un simile tema. Ce ne sono moltissime sul mutismo, sul sordomutismo, ma non puramente sulla balbuzie. Il primo film a cui ho pensato è stato Il Discorso del Re, ma lo sceneggiatore David Seidler e il regista Tom Hooper decisero di intraprendere una strada dal carattere più storico, impegnata all’applicazione del tema su un preciso contesto e in una sfera prettamente esteriore. Ho scoperto poi il cortometraggio premio Oscar Stutterer, che mi ha sorpreso per alcuni punti di contatto col mio lavoro, ma sebbene qui l’indagine sia molto più interiore, nel mio caso volevo essere più viscerale, entrando fisicamente e figurativamente nel sentire psicologico ed emotivo del protagonista, anche con un certo impatto, mettendolo in netta contrapposizione con ciò che tutti possono vedere dall’esterno quando si presenta un simile problema fonetico, in una qualsiasi persona. Con questo mio corto spero di aver dato voce a chi come me la voce non riesce ad utilizzarla del tutto come vorrebbe, presentando a chi non vive questa condizione la sua rappresentazione audiovisiva, per poter sperimentare cosa si prova, ed essere quindi capiti un po’ di più. Come scrivo alla fine del corto, ci sono più di 70 milioni di balbuzienti in tutto il mondo, circa l’1% di tutta la popolazione. Siamo una minoranza, ma abbiamo il dovere di non sentirci tali.
Lorenzo Gomiero