Note di regia di "Il Commissario RicciardI - Seconda Stagione"
Molte aspettative del pubblico per il ritorno del commissario Ricciardi sugli schermi Rai: grande responsabilità prendere le redini di una serie di notevole successo, splendidamente
messa in scena da D’Alatri due anni fa.
L’ansia della pagina vuota (come affrontare personaggi già consolidati, come trattare le
nuove storie, come restituire atmosfere e caratteri dando conto del tempo trascorso e
del loro sviluppo) si è dissolta nell’istante in cui i protagonisti della prima stagione, una
compagnia di talenti davvero straordinaria, hanno messo piede sul set.
Ecco che la disinvoltura con cui la musica delle parole e delle emozioni ha ripreso a echeggiare con naturale immediatezza ed elegante qualità: sembrava quella con cui si riprende il set dopo una normale fine pausa. I protagonisti erano accompagnati da un insieme di ruoli di puntata e piccoli ruoli interpretati da attori napoletani, provenienti soprattutto dal teatro, che sono riusciti a mettere in scena con istintiva spontaneità, ironia e umorismo che solo il teatro popolare partenopeo riesce a restituire.
Abbiamo poi voluto ambientare le storie accentuando gli elementi distintivi di architettura, arte, musica e costume che hanno segnato gli anni Trenta del fascismo: occhieggiano il Razionalismo, l’aeropittura, il michelangiolismo, la gestualità monumentale, compagni di vicoli bui, di bassi claustrofobici e di fatiscenti cortili vanvitelliani abitati dagli squarci della luce del Golfo.
In questo magma demoniaco e angelico che è la città di Napoli si dipanano le storie affascinanti di de Giovanni, popolate da personaggi sempre sfuggenti che presentano aspetti conflittuali, mescolando una apparente pura ingenuità a una crudele foga vendicativa: lucidi assassini a volte, o individui incapaci di contenere improvvisi impulsi omicidi, che Ricciardi riesce a smascherare con la sua folle testardaggine nel
ricercare verità e giustizia.
Gianpaolo Tescari