Note di regia di "Uomo di Fumo"
Questa storia si presentava da molti anni nella mia testa e quando l’ho realizzata ho vissuto un momento di euforia gigantesca, che non provavo da tanto. Inizialmente volevo fare una storia tra una madre e una figlia, poi sono passati sette anni e abbiamo cambiato la struttura della sceneggiatura, così è nato Uomo di fumo, personaggio che nella storia è interpretato da Giorgio Borghetti. L’opera è un pretesto per raccontare l'Italia di oggi con i suoi disagi sociali ed è anche una grande storia d'amore. Tra me e Steania, con la quale torno a lavorare dopo tanti anni, basta uno sguardo, anche meno, per un'intesa. Ha bisogno di pochissime indicazioni, le è sufficiente una pacca sulla spalla e va'. Ho imparato tutto da mio padre, lo scrittore Mario Soldati, perfino la macchina che fuma, una strana scatola che si era inventato per fumare il sigaro quando ormai aveva più di novant'anni. È stato davvero tutto per me. Il film non tratta del Covid, anche se è girato nel pieno della pandemia. La produzione ha controllato comunque qualsiasi spostamento: i tamponi e i sierologici sono stati fatti ogni settimana a tutto il cast e alla troupe, le mascherine si toglievano solo quando si girava e ogni ambiente veniva sempre sanificato. Ho scritto un libro dal titolo Pane al pane, lì c'è una frase che dice: “L'alba è vicina quando la notte è più profonda, ossia quando tutto va male a un certo punto qualcosa deve andare bene per forza”. Ecco, io mi aggrappo a questa frase.
Giovanni Soldati