Note di regia di "Perugino. Rinascimento Immortale"
È la prima volta che un film documentario viene dedicato interamente a Pietro Perugino, un protagonista “dimenticato” del Rinascimento e della storia dell’arte. Per raccontare la sua figura si sono scelte delle chiavi estetiche e narrative che contestualizzano sia la sua biografia che la sua eredità, misconosciuta dalla critica successiva. Una di esse è la messa in discussione delle tesi di Giorgio Vasari che nelle sue “Vite” prende di mira Perugino delineandolo come esempio di un passato dell’arte da superare. È Marco Bocci, nella sua veste di narratore del film, a citare e commentare alcuni dei brani più salienti del libro, in cui l’autore ha “malignamente” calcato la mano sui tratti caratteriali dell’artista, spesso riportando aneddoti di cui non ci sono fonti e inventando di sana pianta fatti contraddetti dai documenti. Un’altra chiave è il legame con il paesaggio, perché Perugino è stato uno degli inventori di questo genere: nella pittura a lui precedente i paesaggi risultavano semplici sfondi o elementi strettamente funzionali alla narrazione, con lui acquistano un’autonomia inedita. Anche se i suoi paesaggi sono di natura ideale, è evidente che Perugino prende spunto dalla sua regione di origine, l’Umbria. Grazie a riprese e droni nel film i dipinti vengono messi in stretta relazione con la natura, le valli, i colori della sua terra, con il Lago Trasimeno come centro simbolico. Infine, c’è la parabola tragica ed eroica di un artista che dopo aver raggiunto la vetta del riconoscimento e della fama in tutta Italia, cade clamorosamente. Ma senza darsi mai per vinto. Perugino è stato un fecondatore del linguaggio dell’arte come solo Giotto prima di lui: questo è stato il motivo del suo successo e della sua diffusione, ma anche la ragione della sua decadenza. Ultimo grande esponente della stagione delle botteghe, ha creato una struttura imprenditoriale che se da una parte gli ha permesso di completare molte opere in poco tempo e di spedirle lontano, dall’altra ha reso la sua produzione ripetitiva. È paradossale che la sfortuna di Perugino sia stata anche quella di vivere tanto a lungo da dipingere contemporaneamente a Michelangelo e Raffaello, giovani geni che lo hanno superato quando il Maestro era ancora in attività. Ma c’è una grandezza nel suo declino, perché Perugino, ritiratosi nella sua Umbria lontano dai riflettori delle grandi città, prosegue la sua ricerca pittorica tornando a dipingere di mano propria, fino a morire “con il pennello in mano”, mentre realizza un ultimo affresco. Centro estetico del film sono i dipinti, in primis quelli della Galleria Nazionale dell’Umbria - che ne conserva il maggior numero - quelli degli Uffizi, gli affreschi del Collegio del Cambio di Perugia, molte opere tra Umbria, Firenze, Città del Vaticano e musei esteri. I dipinti sono punti nodali attraverso i quali si dipanano temi e storie, stati scelti sia in base all’importanza che in base all’attinenza rispetto a temi come l’architettura, il rapporto con Lorenzo il Magnifico, il periodo cupo di Savonarola, il rapporto misterioso ed ambiguo con Raffaello, l’invenzione di un nuovo canone di bellezza femminile. Anche le location in cui Marco Bocci recita seguono un andamento narrativo specifico. La prima parte di queste scene si svolge nelle sale della Galleria Nazionale dell’Umbria, a sottolineare il rapporto sempre saldo – oggi come ieri – tra l’artista e la sua città. La seconda parte girata al Collegio del Cambio di Perugia: sia nella Sala delle Udienze, in cui si racconta l’acme della sua carriera, che nella Cappella, in cui si mette in discussione la religiosità del Maestro. La parte finale vede protagonista l’Isola Polvese. I paesaggi e le sponde del Trasimeno identificano il tramonto della vita di Perugino, la sua solitudine e la sua ricongiunzione con un territorio amato e dipinto per tutta la vita.Dal punto di vista tecnico, nel film si è scelto di fare uso estensivo di crane, droni e luci dinamiche, mezzi funzionali alla costruzione di un racconto romantico ed emozionale. Non mancano momenti di sospensione temporale, come nel caso della ricostruzione fiction di una bottega rinascimentale e nella scena della performance di danza di Virgilio Sieni.La colonna sonora composta da Eraldo Bernocchi sostiene e sottolinea le atmosfere tra partiture avvolgenti e strumentazione contemporanea.
Giovanni Piscaglia
29/03/2023, 12:35