Note di regia di "Arrivederci, Berlinguer!"
Raccontiamo Berlinguer a partire dalla grande partecipazione popolare al suo funerale.
La colonna vertebrale del nostro film è costituita da “L'addio a Enrico Berlinguer”, film corale sui suoi funerali realizzato da buona parte del meglio della cinematografia italiana, tra gli altri: Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Silvano Agosti, Roberto Benigni, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Ettore Scola, Gillo Pontecorvo. Abbiamo cercato di ridurre il senso celebrativo/liturgico del filmato originale legato a quei tempi e di privilegiare il rapporto umano, caldo e vivo, che Berlinguer riuscì ad avere con le masse popolari.
Nel nostro nuovo assemblaggio abbiamo inserito il Berlinguer vivente ad intervallare i tempi espansi della lunga cerimonia. Questo attraverso un'attenta selezione di una serie di filmati messi a disposizione dall'AAMOD (Archivio del movimento operaio e democratico) nei quali si mostra l'affetto e la partecipazione della gente verso il suo leader, in un rapporto simbiotico di incontro che ne cementa nel tempo la relazione. La nostra scelta è caduta su alcuni momenti in cui Berlinguer snocciola i temi fondanti della sua politica, e lo fa argomentando le sue tesi in modo diretto, con una chiarezza adamantina e una solidità d'intenti politici frutto di anni di studio, impegno, militanza, riflessione sui compiti e i doveri della politica. Abbiamo scelto gli interventi sui temi che ci sembravano vicini all'oggi (generazioni, donne, famiglia, questione morale, lavoro) e su cui Berlinguer ebbe parole che sono ancora di estrema attualità e che continuano a farci riflettere.
L'umanità della figura di Berlinguer restituisce dignità, integrità e forza alla politica.
Chi era Berlinguer? I più giovani non lo sanno, o almeno la maggioranza di loro. Forse questo film può aiutarli ad avvicinarsi a lui, a renderglielo vivo: un uomo animato da forti passioni politiche, da un senso di equità incrollabile, antifascista, un uomo mai stanco di lottare contro le ingiustizie sociali e le prevaricazioni dei più forti e potenti.
E' poi opportuno qui riportare una nota sul tipo di materiali d'archivio che abbiamo utilizzato. Le immagini, girate soprattutto tra le fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni ottanta, sono perlopiù in pellicola, realizzate soprattutto durante convegni e appuntamenti pubblici a cui prese parte Berlinguer.
E' spesso un archivio interno al PCI e, visto che la pellicola costava e che andava usata con parsimonia, i compagni filmarono soprattutto il Berlinguer ufficiale, istituzionale, concedendo poco o niente al Berlinguer privato. Il leader viene rappresentato sempre – forse, a volte, con una dose di serietà eccessiva – nei momenti ufficiali, nell'impeto oratorio di un comizio, nell'incontro di sezione con i militanti del partito. Il politico è solo immagine pubblica, rigore.
A questi materiali che dominano gli archivi siamo riusciti ad affiancare alcuni momenti di vita privata, più caldi, che restituiscono, almeno in parte, l'umanità e le fragilità dell'uomo.
Il montaggio del film è pensato in chiave emozionale, in grado di coinvolgere il pubblico poggiandosi sulle composizioni musicali e la chitarra di Massimo Zamboni: la reiterazione del gesto, le folle, la commozione delle donne, dei politici, delle masse operaie, degli ultimi e dei capi di stato, i pugni alzati, tutto questo diventa sinfonia visiva e musicale allo stesso tempo.
Un film di montaggio che guarda in avanti, che non vuole celebrare ma dare spunti: per riflettere, per ritrovare il nostro passato prossimo che sembra evaporato in una nuvola di stordita dimenticanza, per ripensare la politica, per capire cosa significa farla e viverla come comunità e in prima persona: oggi urgenza quanto mai necessaria.
Michele Mellara ed
Alessandro Rossi