Note di sceneggiatura di "Vivere Non e' un Gioco da Ragazzi"
La storia ha la forma di un sassolino che rotola e diventa valanga. Un gesto percepito come innocente da molti adolescenti – passare una pasticca a un amico – spezza una giovane vita e un’altra resta schiacciata sotto il peso della colpa. Il dramma si allarga alle famiglie, agli amici e a tutto il piccolo mondo intorno, rivelando la coralità di un disagio che in qualche modo contagia tanti, tra i ragazzi ma anche tra gli adulti. Un grande tema è quello della responsabilità: il giovane Lele ha fatto una cosa orribile ma nessuno lo sa, quindi si trova di fronte a una scelta adulta, con grandi implicazioni etiche: è meglio pagare per le proprie colpe o tentare di nasconderle? È l’inizio di un gioco spietato, in cui Lele e il suo gruppo di amici si trovano stretti fra forze troppo grandi per loro: le indagini di un poliziotto ambiguo, le minacce di una banda criminale, le ansie delle famiglie, i tormenti della coscienza. Dallo scontro di queste forze nasce un gioco di mosse e contromosse, a volte scompigliato dal vento imprevedibile dell’adolescenza, che finirà per far uscire segreti e contraddizioni di tutti i personaggi, non solo i ragazzi. Nella storia sono coinvolti fin dall’inizio i genitori che, sotto la corazza da adulti, rivelano spesso fragilità non troppo diverse da quelle dei loro figli. Il filo conduttore è il tema molto attuale della droga ricreativa, quella ormai percepita come “quasi normale”. Ma il vero tema è quello della fuga da sé stessi e dalle proprie emozioni: la storia mostrerà che la droga è solo un mezzo, ma ce ne sono molti altri e chiunque può trovare il proprio. Fuga, colpa, responsabilità, segreti: sono i termini-chiave di una storia di formazione che dai giovani si allarga agli adulti, con la stessa domanda che incombe su tutti. Si può davvero fuggire da sé stessi? O per diventare grandi, a qualunque età, è necessario accettare la verità delle proprie azioni e delle proprie emozioni? La serie ha svolte e colpi di scena, ma sempre ispirate alla verità della vita quotidiana, nella speranza che possano riconoscersi molti figli e molti genitori. Magari – sognare non è vietato – anche per vederla insieme. Il tono è quello di un viaggio drammatico nel dolore e nella colpa, che però incrocia spesso la leggerezza dell’adolescenza e la naturale commedia della vita, con un finale aperto alla speranza: se non scappi da ciò che sei, se stai lì e affronti quel che devi, ce la puoi fare.
Fabio Bonifacci
12/05/2023, 15:19