Note di regia de "La versione di Anita"
Chi parla è Anita. In una storia narrata in prima persona, a duecento anni dalla sua nascit a. Una storia in cui la giovane eroina brasiliana, Ana Maria de Jesus Ribero da Silva, racconta la sua vita di donna, di combattente, di moglie e di madre. Parla alla radio, in una lunga intervista condotta da Marino Sinibaldi, interprete di sé stesso; par la al compagno della sua vita, Giuseppe Garibaldi, in incontri in cui si chiariscono meglio alcuni aspetti della loro relazione; parla agli storici che accompagnano la narrazione, sottoponendo ad analisi critica le “verità” di cui è stata fatta oggetto e m ettendo in discussione le fonti; parla a s e stessa, rievocando i momenti più intensi di una vita breve ma avventurosa. Ma, soprattutto, Anita parla al pubblico, che finalmente può ascoltare quella storia dalla viva voce della protagonista. Lo fa in modo diretto, senza sconti, senza censure, guardando fisso dentro l’obiettivo. Un racconto che stabilisce un ponte tra due epoche, tra ieri ed oggi, attualizzando una vicenda che dice molto anche del nostro presente. Una storia in cui documentario e finzio ne si rincorrono per dare spazio ai paesaggi, ai “luoghi di Anita”, ai documenti, alle citazioni di testi letterari, alle pitture, alle fotografie, ai monumenti, ai cimeli, perfino al repertorio cinematografico, che entra nella narrazione proprio come docu mento e che Anita analizza con piglio critico e con una forte dose di ironia. Nel film, infatti, troviamo delle “citazioni” di Anita Garibaldi del 1910, il primo film a lei dedicato, di Camicie rosse di Goffredo Alessandrini, del 1952, con Anna Magnani nei suoi panni, fino al Cinegiornale Luce che mostra la traslazione della sua salma da Nizza a Roma e l’inaugurazione del suo monumento in Italia. Linee narrative diverse, che si intrecciano, per far emergere la figura di una donna veramente unica: una ragazzina analfabeta, di famiglia umile, una figlia della pampa, capace però di guardare avanti con un coraggio incredibile, di attraversare l’oceano, di combattere battaglie di popoli diversi, in continenti diversi, e di morire per degli ideali in cui dav vero credeva. Un raro esempio di libertà, in grado di parlare ai ragazzi e alle ragazze di oggi, di valori sempre vivi e di un mondo senza confini.
Luca Criscenti