Note di regia di "La Notte"
La regia de “LA NOTTE” punta tutto sullo “estraniare” chi guarda. Ho riflettuto a lungo su quale fosse il metodo migliore
per raccontare questa storia e alla fine ho puntato tutto sull’impatto visivo delle singole inquadrature. Il nostro protagonista è solo, perennemente, solo persino nei campi più lunghi del corto. Una solitudine inconsapevole ma che è palese e forse è proprio questo il punto, che Michelangelo non lo sa o comunque non lo capisce. L’alternanza a momenti ampi a momenti stretti aumenta, secondo me, il pathos. Il protagonista non ha mai inquadrature troppo strette, è sempre immerso in un contesto ben specifico, un contesto che lui si crea e nel quale finge di stare bene. Arianna invece non ha timore di guardare dritta in camera, con sguardi vuoti, apatici, che non lasciano trasparire nessuna emozione.
Danilo Boccia