Note di regia di "Rido Perche' Ti Amo"
“Il bambino che eri sarebbe orgoglioso dell’adulto che sei diventato?”. È questo il cartello che precede l’inizio del film, un interrogativo di grande fascino posto da Antoine de Saint-Exupéry qualche decade fa. Osservando l’incanto infantile, così ferocemente puro, mi sono reso conto che intorno ai sei anni siamo tutti dei capolavori: siamo liberi da ogni filtro, non abbiamo ancora imparato a lasciarci condizionare, dalla famiglia, dalla scuola, dal contesto, da quello che ci gira intorno. Per tutta la vita ho desiderato amare come avrei potuto amare a sei anni, a quell’età in cui non ci sono malizie o contaminazioni di sorta; in cui non ci sono dubbi sul futuro, e pensi che la tua vita sarà esattamente come la immagini. Tuttavia, come ci insegnano Leopoldo e Amanda, si cresce, e crescendo il nostro “io bambino” potrebbe anche non aver più voglia di abbracciarci o, peggio ancora, di perdonarci. Ecco che Leopoldo perde la visione innocente di se stesso, dell’amore, e quando si trova di fronte alla proiezione del fanciullo che è stato si sente dire una frase emblematica: “Quando diventerai bambino, capirai!”.
Amanda non l’ha lasciato perché lui ha deciso di crescere, ma perché ha deciso di invecchiare, di abbandonare i suoi ideali e concentrarsi solo su valori come il denaro e la fama, che non hanno a che fare con l’amore o con la vita. Leopoldo le aveva fatto tante promesse da bambino, tra cui quella di sposarsi. Per riconquistare Amanda, Leopoldo può soltanto diventare di nuovo bambino ed esaudire quelle promesse. “Come si fa a tornare bambini quando ormai si è adulti?”, questa è la seconda domanda del film. Forse l’unico modo è diventare grandi davvero, raggiungere quella consapevolezza purissima che da bambini era un talento spontaneo, e che adesso si ottiene solo col ragionamento e l’esperienza. Spesso gli anziani sembrano tornare bambini, e non può essere un caso. È come un cerchio, un girotondo: come nella piazza, dove si accende la vita del film. Piazza Carlo Pedersoli, così si chiama… in un posto imprecisato, che, come nei migliori cartoni animanti, o come nei film di fantascienza anni ’60, viene individuato nei titoli di testa per raccontare questa favola. Rido perché ti amo, è la risposta alla domanda comune “Cosa ridi?”. Quando la risata è buona e sana, si ride perché si ama; si ride perché si sente l’esigenza di esternare con gioia il proprio amore. Sperando che qualcuno ci veda.
Le musiche di Rido perché ti amo avvolgono il film in un incanto, e riescono a restituire esattamente la poesia e la dimensione fiabesca che avevo immaginato. La storia delle musiche di questo film porta con sé la stessa magia, infatti nel corso delle riprese c’è stato un incontro particolarmente fortunato con un grande artista, e caro amico, Giuliano Sangiorgi. Con Nicola Nocella siamo andati a trovarlo nel suo studio di registrazione e gli abbiamo raccontato il film. Giuliano ne è rimasto entusiasta, e il giorno seguente ha scritto questo brano meraviglioso, che porta lo stesso titolo del film, e me l’ha inviato in una versione di prova, di cui io mi sono letteralmente innamorato. Per ragioni diverse non poteva essere lui a inciderlo e cantarlo, ma ancora una volta è intervenuta la magia che porta con sé questa pellicola, e il brano è stato arrangiato e interpretato dalla magnifica voce di Malika Ayane, che l’ha fatto suo. Da li è nata l’idea di coinvolgere Malika anche nel film: il suo personaggio, infatti, arriva come un angelo (forse lo è davvero!) a risolvere una situazione complicata. A completare l’incanto c’è la colonna sonora che accompagna tutto il film, creando un perfetto girotondo d’amore tra note e immagini, firmata dal talento straordinario di Claudia Campolongo.
Paolo Ruffini