CINEMA ITALIANO - Niente piu' film sul gioco d'azzardo
Il riferimento va sia a commedie come “Asso”, l’intramontabile
Febbre da cavallo e “Montecarlo Gran Casino”, ma anche a opere di spessore drammatico come “Regalo di natale” di Pupi Avati.
Il gioco d’azzardo, infatti, in quegli anni ha rappresentato un leitmotiv vincente che ha ispirato tantissime produzioni di successo per poi essere improvvisamente abbandonato. Come mai, quindi, in Italia non si producono più film sui giochi da casinò? Si tratta forse di un format che non convince più, o magari produzioni di questo tipo risulterebbero cozzare con la nuova concezione del politically correct?
L’avvento delle scommesse digitali
Una delle principali considerazioni da fare è proprio questa: il gioco d’azzardo così come lo si conosceva negli anni ‘80, oggi è leggermente cambiato. Il mondo delle
scommesse online e dei portali digitali, infatti, ha completamente sostituito la concezione del gioco che esisteva fino a 40 anni fa. Il graduale distacco dalle sale dei casinò ai portali internet ha fatto sì che, ovviamente, quel fascino relativo al gioco e alle scommesse fisiche che si respirava in passato venisse sempre meno.
Viene da sé che le case cinematografiche hanno smesso di investire in produzioni legate al mondo dei casinò, dichiarando definitivamente esaurito quel filone che fino alla fine degli anni ‘80 aveva avuto così tanto successo. Ma, come già detto, è stata un’operazione lenta e graduale. A tal proposito si potrebbero citare altre pellicole decisamente più moderne come “Il grande botto”, in cui Stefano Buccirosso scopre di aver vinto una schedina del Superenalotto, o “Baciato dalla fortuna”,
film con Vincenzo Salemme del 2011.
Un argomento pienamente esaurito?
Per quel che riguarda ogni singolo genere, il cinema italiano ha abbondantemente fatto uso della tematica del gioco, arrivando ad esaurire abbondantemente l’argomento. Nel decennio 1970-1980, infatti, si possono contare decine di produzioni che fanno riferimento a giochi d’azzardo, tavoli da casinò o lotterie. Motivo d’orgoglio, poi, il fatto che siamo stati in grado persino di anticipare gli americani, dato che il celebre "Casinò" con Robert De Niro è uscito nelle sale circa 15 anni più tardi.
Oltre al capolavoro “Febbre da Cavallo” con Gigi Proietti ed Enrico Montesano, seguito poi nel 2022 dal sequel “La Mandrakata”, in quel decennio si può ricordare la realizzazione di film come: “Regalo di natale” di Pupi Avati, “Asso” di Castellano e Pipolo o “La città gioca d’azzardo”, pellicola del 75 diretta dal regista romano Sergio Martino. Riferimenti di rilievo alle sale da gioco sono riscontrabili anche nel “Secondo tragico Fantozzi”, capitolo della fortunatissima saga con Paolo Villaggio e diretta da Luciano Salce nel 1976.
Il politically correct che imperversa
A questo punto la domanda potrebbe sorgere spontanea: se al giorno d’oggi i casinò online e le piattaforme di gioco stanno vivendo un così grande successo tra le community del web, come mai nessun regista ha mai pensato di affrontare l’argomento utilizzando il medium cinematografico? È impossibile, tuttavia, non considerare il fatto che i tempi siano decisamente cambiati, e che alcune sceneggiature che negli anni addietro hanno avuto uno straordinario successo oggi non sarebbero neppure prese in considerazione dai grandi produttori.
L’avanzata inarrestabile del politically correct ha visto l’abolizione di terminologie, ha imposto l’abbandono di cliches ritenuti offensivi e ha fatto in modo che l’industria cinematografica fosse portata sempre più a fare attenzione nella trattazione di determinate tematiche. In parole povere, produrre un film sul gioco d’azzardo potrebbe oggi sembrare una scelta inopportuna. Si potrebbe ritenere che la tematica rischi di invogliare gli spettatori al gioco, e così anche la critica potrebbe valutare male il prodotto messo in scena. Si tratta, insomma, di un rischio che né i distributori, né qualunque altro attore coinvolto nella produzione cinematografica vogliono assumersi.
Un leitmotiv che non vende più
In conclusione, dunque, potremmo dire che il tema del gioco d’azzardo e dei casinò non vende più, semplicemente perché non si tratta più di una tendenza. Non a caso, oggi si preferisce utilizzare argomenti più moderni come
gli influencer sui social media o il disagio della disoccupazione in Italia raccontato in chiave comica, come nel caso di “Smetto quando voglio”. Che non sia un dispiacere per gli amanti del poker e dei giochi da casinò insomma, ma quel filone di successo si è definitivamente esaurito negli anni ‘80.
La buona notizia, tuttavia, è che in quel fortunato decennio sono venute alla luce pellicole di straordinario successo, le quali ancora oggi vivono sotto forma di cult. E ripensando agli attori che hanno dato il proprio contributo per la realizzazione di quei prodotti, è facile pensare che non soltanto il tema fosse vincente, ma anche che il cast coinvolto fosse di altissima qualità. Basta pensare all'inimitabile interpretazione di Gigi Proietti (o Mandrake) in “Febbre da cavallo”, o a quella di Diego Abatantuono nella pellicola di Pupi Avati per comprendere quale fosse il livello degli attori del nostro stivale in quegli anni.
21/07/2023, 18:33