CONVERSAZIONI CON ALTRE DONNE - "Un film sull'attrazione"
Giovedì 31 agosto esce nei cinema italiani l'opera prima di Filippo Conz, "
Conversazioni con altre donne", interpretato da Valentina Lodovini e Francesco Scianna, versione italiana del dramma statunitense del 2005 con Helena Bonham Carter e Aaron Eckhart.
Conz, come ha scoperto questo film e come ha deciso di farne un remake?
La sceneggiatura e il film mi sono stati proposti dal produttore Alfredo Federico, che aveva acquisito i diritti per l'adattamento e voleva affidarmene la scrittura. Sto parlando dell'ultima parte del 2019: mi sono subito innamorato del testo e dei temi che affrontava, mi sono molto affini (l'evoluzione delle relazioni nel tempo, il nostro rapporto con la memoria, l'articolazione delle identità personali...). Alfredo si è subito reso conto della mia passione e mi ha chiesto se volevo dirigerlo. Ho accettato senza dubbi.
Come l'ha convinto a farlo?
E' stata una coincidenza particolarmente fortunata e fruttuosa, direi. Con lui ho un rapporto decennale, abbiamo lavorato già su altri 3-4 progetti. Conosceva la mia storia personale un po' particolare, che mi dava in qualche modo un legame con la sceneggiatura diverso da altri, da quasi vent'anni vivo lontano dall'Italia.
Poi ho visto il film ed è iniziato un lavoro certosino ed enorme sulla sceneggiatura, che devo ammettere non è mai finito fino al montaggio, è stato tutto un tagliare, aggiungere, riposizionare.
Tra i due film ci sono molte somiglianze ma anche importanti differenze, specie nella seconda parte.
Sapevamo che il racconto nella seconda parte rischiava di "sedersi" e abbiamo lavorato molto per evitarlo, inserendo qualche elemento drammatico in più e "aprendo" un po' anche la storia all'esterno della stanza d'albergo, sfruttando appieno la location fantastica in cui abbiamo girato il film, Villa Paola a Tropea. Volevo dare più energia.
Nel film originale il cambiamento dei personaggi poi è minimo, se non inesistente, lascia l'amaro in bocca: a entrambi ho voluto dare un arco narrativo diverso, più completo.
E' un film di recitazione, ma anche molto di regia: nell'originale c'è un grande uso di split screen, qui no.
Era evidente il pericolo di lasciare gli attori in un territorio troppo limitato, affidandosi solo alle loro interpretazioni, alle loro parole.
Ho individuato nella storia tre stili, tre filoni anche dal punto di vista del genere cinematografico: in parte è una commedia brillante, poi ci sono sezioni di dramma romantico più serio e c'è un terzo filone lirico, che appare poco ma c'è quando ci addentriamo nelle loro memorie, c'è un gioco di specchi, di costumi... non abbiamo classici flashback, spero venga notato da chi guarderà il film.
E' anche venuta fuori una metafora cosmica, nelle canzoni (
Guarda che luna, Almeno tu nell'universo...) e nella storia, c'è una luna che appare nel film a un certo punto: ho visto allora il loro amore come una forza gravitazionale, li ho pensati come due pianeti e quindi a volte ci sembra di vederli ruotare l'uno sull'altro, a volte inciampano, sono attratti fisicamente e allo stesso tempo si respingono... A tratti sembra quasi un valzer: sono due comete impazzite, l'uno nell'orbita dell'altro.
Quindi a volte la camera bascula e pian piano va come "fuori bolla". Gli amanti devono nascondersi, isolarsi, andare in punta di piedi come equilibristi: ho cercato di renderlo al meglio anche con le scelte di ripresa.
Dobbiamo dire qualcosa sui due protagonisti, Valentina Lodovini e Francesco Scianna.
Sono veramente contento di loro. Fin dall'inizio dei casting sono venuti subito fuori i loro nomi, per fortuna hanno trovato da subito stimolante il progetto e si sono messi a lavorare in modo semplice, fluido, entusiasta, si sono buttati con sfrontatezza e con la voglia di usare anche particolari del loro vissuto personale nei rispettivi ruoli.
Mi era chiaro che sarebbe stato importante mantenere una forte naturalezza e improvvisazione. Li ho coinvolti con un mesetto di prove prima di girare e poi una settimana sul set, prima delle quattro di riprese (a volte funestate dal vento che ha reso famosa Tropea...). Il film prendeva corpo man mano con le riprese, c'era la voglia di sistemare, aggiustare e aggiungere: tutti i reparti erano coinvolti e davano il loro contributo, ogni scena trovava il proprio corpo perfetto nelle ultime riprese, grazie al contributo di tutti.
Volevo creare un'area giochi protetta in cui sentirsi liberi di provare cose nuove senza paura del giudizio, favorire la freschezza e la naturalezza. Per questo ho privilegiato inquadrature in piano sequenza (anche se poi venivano tagliate al montaggio), così potevamo far fluire tutta l'emozione delle riprese senza spezzattarle ogni volta. Alcune scene erano toccanti e commoventi già sul set, non solo per me: credo sia un film coraggioso, in cui è stato fondamentale non condannare lo sbaglio ma essere sempre aperti alla possibilità.
Infine, qualcosa sulla straordinaria musica scritta appositamente da Paolo Fresu.
Sono felice di poterne parlare! Sono state addirittura incise due-tre mesi prima di andare sul set, con Paolo ci siamo incontrati e gli ho raccontato la storia, con alcuni riferimenti anche di colonne sonore che potevano guidarci.
Quando poi sono andati a registrare, di comune accordo ho portato grossi cartelloni che davano a tutti i musicisti un'idea più chiara di dove si fosse nella storia, di quali fossero le emozioni che volevamo creare... è stato un processo interessante e posso dire anche di successo, una volta incise le musiche sono diventate un sottostrato ispiratore anche della sceneggiatura, poi le facevo sentire agli attori, alla troupe...
Ho imparato una volta che in Francia il compositore è coinvolto fin dall'inizio della lavorazione di un film, insieme a sceneggiatura e regia: approfittando del genio di Fresu, abbiamo dato un valore in più al film. E' stato davvero privilegio, uno dei momenti più belli, un vero dono per me e per tutti noi.
25/08/2023, 10:39
Carlo Griseri