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Note di regia di "The Years We Have Been Nowhere"


Note di regia di
"The Years We Have Been Nowhere" nasce da due esigenze, una narrativa e l’altra “autoriale”.
La prima è dare voce agli invisibili che vengono deportati e che nel processo si trasformano da uomini in numeri e statistiche; la seconda è rappresentare in forma tangibile e fisica l’idea dell’esclusione dalla società.
Siamo stati fortunati perché abbiamo potuto girare la maggior parte del film a Freetown: la città dove l’Inghilterra, dopo averne bandita la tratta, riportava gli schiavi liberati (originari da tutta l’Africa).
Il primo gruppo dirigente del paese era un insieme di Paria che nemmeno sapeva come fosse fatta la Sierra Leone; gli uomini e le donne venduti dalle stesse famiglie, per ripagare debiti, si sono trasformati in nuova aggregazione sociale.
Nel momento in cui siamo arrivati in Sierra Leone la difficoltà più grande è stata raccontare una storia africana, senza essere africani. Comprendere il mondo che ci circondava e nel quale avremmo vissuto solo il tempo necessario a girare il film, il rapporto con le persone del luogo e i deportati. Dialogare con loro, cercare di convincerli a raccontare la loro storia, partendo dal loro mondo interiore, dinanzi alla telecamera e connetterlo con il nostro, gli ascoltatori.
Riuscire a trasmettere sulla pellicola quelle che erano le nostre impressioni, ma anche tutto quel che vedevamo, incontravamo: i colori, gli odori, le forme.
"The Years We Have Been Nowhere" è la sintesi tra la nostra vita di migranti (la Cina, l’Inghilterra, l’Africa) privilegiati che possiedono un passaporto europeo e a cui tutto è permesso, e quello che gli altri sono costretti a subire per poter arrivare nella stessa posizione in cui siamo noi.
L’esperienza vissuta, per raccogliere le testimonianze che per scrivere il documentario ci ha spinti a metterci al servizio della storia, inducendoci a lavorare per sottrazione, benché questa sia, per forze di cose, una storia piena di parole.
Ciò nonostante abbiamo operato con attenzione, rinunciando a quello che fosse in eccesso, senza romanzare, cercando invece di assecondare le persone che si sono accomodate dinanzi alla camera per raccontarci la propria storia.

Lucio Cascavilla e Mauro Piacentini