Note di regia di "Cojocabron"
Quando ho scoperto la storia di Juan José Méndez, sbalordito mi sono subito chiesto come facesse un uomo ad andare così forte in bicicletta senza un braccio ed una gamba. La curiosità verso Juan è cresciuta fin tanto da prendere la decisione di realizzare un film su di lui, conoscendo molto bene l’ambito ciclistico ho subito pensato che fosse abbastanza semplice raccontare la storia di un ciclista. La domanda alla quale volevo rispondere era semplicemente – come può un uomo riuscire a fare quello che fa Juan?- Arrivato a Barcellona ho capito che sarebbe servito poco tempo per entrare in empatia con il protagonista, dopo aver trascorso un pomeriggio insieme a chiacchierare è stato naturale prendere in braccio la cinepresa e iniziare a filmare. La mia vicinanza al suo modo di pensare e a questo tema ha fatto si che mi avvicinassi fisicamente al protagonista per riprenderlo da vicino e stare sempre incollati alla sua persona. Il suo carattere è un catalizzatore per tutte le persone che gli gravitano intorno e l’idea era propio quella di far emergere questa sfaccettatura. Il legame costruito con il protagonista ha fatto si che questo riuscisse a mettersi a nudo per fare emergere il suo carattere, che si disinteressa dell’innumerevole quantità di medaglie che ha conquistato per dar importanza all’aspetto umano, la necessita costante del confronto con se stessi e con il prossimo. Juan affronta le sfide quotidiane, dalle più semplici alle più complesse, con la stesso grado di attenzione e impegno. Ho trovato risposta alla domanda – come si racconta un campione paralimpico?- durante le riprese del film, sono voluto partire proprio dalle piccole cose, non raccontando gli avvenimenti più celebri del protagonista ma tutti quei piccoli dettagli che lo rendo prima di tutto un uomo.
Luca Draoli