Note di regia di "Troppo Azzurro"
Prima di scrivere “Troppo Azzurro”, mi piaceva l’idea di raccontare una storia che avesse il tono di una conversazione fra amici. In cui non si ha la pretesa di sorprendere a tutti costi, né di spiegare qualcosa, in cui si sdrammatizza per non annoiare e anche un po’ per pudore. Volevo che fosse come una birretta. Leggera, la butti giù in un attimo e ti viene da dire: “Oh, alla fine oggi non si sta mica male”. Ho scritto la sceneggiatura con quest’idea in testa e, quando poi le cose si sono messe in movimento, ho cercato di seguire quell’intento anche come direttiva per la regia e per la mia recitazione. Ho cercato di fare un film ironico e gentile. In cui, spero, qualcuno possa trovare qualcosa di sé, di un amico, di un conoscente o di un famigliare. Credo di averlo fatto perché avevo voglia di far funzionare in un film le cose che a volte, nella vita di tutti i giorni, non si incastrano bene. Di raccontare delle sensazioni speciali che durano un attimo. E forse, anzi sicuramente, di parlare un po’ d’amore.
Filippo Barbagallo