LILIANA CAVANI - Francesco d'Assisi, il mio primo
Francesco, E' il film a cui sono affezionata
“Francesco d'Assisi, il mio primo Francesco, è il film a cui sono affezionata di più. E lì che mi sono domandata cosa fosse il cinema e mi sono risposta: rendere vivo un evento che nessuno ha visto”. Così la regista Liliana Cavani racconta del suo cinema all’incontro organizzato in occasione della cerimonia che l’ha insignita con il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema edizione 2023, il prestigioso riconoscimento conferito dal Comune di Fiesole in collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Gruppo Toscano e la Fondazione Sistema Toscana, sabato 23 settembre al Teatro di Fiesole. Il premio con la direzione artistica di Simone Emiliani è organizzato grazie al contributo della Regione Toscana e della Fondazione CR Firenze e al sostegno di Villa San Michele, A Belmond Hotel, Florence.
“Lou Castel - ha raccontato Cavani - che interpretava Francesco, si era immerso così tanto nel personaggio che ha portato la tunica dal primo giorno all’ultimo così da viverla fino all’ultimo giorno. Molte cose le ho realizzate lì per lì come fossi una cronista e documentarista. Avevo studiato la storia di Francesco attraverso il ritrovamento casuale di un libro di Paul Sabatier, Vita di San Francesco d’Assisi che avevo comprato in una bancarella di una stazione di treni”.
Il premio riproduce una statuetta bronzea di epoca etrusca a destinazione votiva rinvenuta a Fiesole. Essa rappresenta una figura stante, in preghiera, con le braccia aperte. In una mano tiene un frutto di melograno, mentre l'altra è stesa, con il palmo rivolto a terra. La posizione della mano e la presenza della melagrana inducono a ipotizzare che la divinità a cui la statuetta era destinata fosse una divinità infera.
“Nelle scuole – ha detto Cavani - bisognerebbe far vedere di cosa è capace l’essere umano. Per i miei lavori ho intervistato molte donne partigiane, ne ricordo una di Sondrio che faceva la maestra, che non voleva andar poi via da Cuneo, o ancora un’altra, figlia di una famoso medico specialista a Milano, che era sopravvissuta ad Auschwitz, andata a vivere da sola, non riusciva a dimenticare l’esperienza, e lo ha raccontato solo davanti la macchina da presa.” Da questi incontri sono nati, racconta la regista, lavori come Il portiere di notte (1974) e il documentario “La donna nella Resistenza” (1965).
Durante l’incontro è stato presentato il volume monografico, dal titolo “Il tempo, la Storia, il mito. Il cinema di Liliana Cavani” a cura di Valentina D’Amico con i contributi dei soci del Sncci, per le Edizioni ETS di Pisa.
Al premio seguirà una retrospettiva dei film della regista premiata che si terrà al Teatro di Fiesole dal 3 al 30 ottobre. Si parte con Galileo del 1968, con il quale la regista mette a fuoco il tema del conflitto tra scienza e religione (3 ottobre alle 18 e alle 20.30). Il programma continua mercoledì 18 ottobre con I cannibali, del 1970, rivisitazione in chiave moderna dell'Antigone di Sofocle che esprime con un linguaggio particolare il conflitto tra pietà e legge radicato nel contesto sociale e politico di quegli anni (alle ore 18 e 20.30) e chiude Il portiere di notte del 1974, la relazione morbosa che si instaura tra un ex ufficiale nazista che lavora come portiere di notte in un albergo di Vienna e un’ex deportata ebrea (30 ottobre alle ore 18 e alle 20.30).
25/09/2023, 15:26