TUC 2023 - "Sogno matto, un viaggio nella salute mentale"
Anteprima assoluta al Torino Underground Cinefest domenica 1 ottobre per
"Sogno Matto", documentario di Antonio D'Aquila sul tema della salute mentale e sulla storia del manicomio di Collegno.
Come è nato il progetto?
Cinque anni fa, nel settembre 2018, ho iniziato a documentarmi sulla Certosa di Collegno. Un giorno dovevo aspettare alla stazione della metro due colleghi ritardatari, ho iniziato a camminare e per la prima volta mi sono imbattuto nella Certosa, non l'avevo mai vista prima, mi sono sentito molto piccolo e perso.
Dopo due settimane ho letto un articolo che ne parlava e ho iniziato davvero ad appassionarmi al tema.
Il lavoro come è andato avanti?
Ho conosciuto le persone che ho poi reso protagoniste, Enrico Pascal, sua moglie Germana e lo staff. Grazie al rapporto instaurato con loro abbiamo potuto raccontare cosa è stato fatto e quali erano i bisogni e i problemi di allora, che paradossalmente sono gli stessi di oggi. Il manicomio fisico in Italia non esiste più, ma altrove c'è ancora e soprattutto ovunque resta lo stigma verso il tema.
Ho cercato quindi di dare un punto di vista sulla tematica diverso, che unisse il lato medico a quello infermieristico, senza dimenticare i pazienti di oggi e quelli di prima. Mi sono accorto che ci sono molti argomenti su cui coincidono.
Ci sono interviste e molto materiale d'archivio.
Il progetto è nato all'interno del Politecnico di Torino, del gruppo VertigoLab, sono stati fondamentali anche per la ricerca. Un aiuto mi è stato dato anche dall'ALMM - Associazione per la lotta alle malattie mentali: li ho incontrati per questo progetto, ho cominciato a collaborare e ora sono entrato nel direttivo dell'associazione, è un tema che mi sta molto a cuore.
Per quanto riguarda il materiale d'archivio la scoperta più grande l'ho fatta grazie a Enrico Pascal, che mi ha dato libero accesso per la prima volta ai suoi Super8 girati nel 1969 con la sua équipe.
A che punto siamo con la consapevolezza sul tema?
Purtroppo, anche a causa del Covid, l'isolamento individuale non ha aiutato, spesso ci sentiamo costretti a occuparci solo di noi stessi senza comprendere che la salute mentale riguarda tutti, nessuno escluso.
In Italia ci sono ancora tanti passi da fare per quanto riguarda l'ascolto e il poter affrontare il tema in un ambiente sano. La legge Giolitti del 1904 sulla pericolosità per se stessi e per gli altri che rappresentava un motivo di reclusione oggi torna a essere motivo di dibattito e di schieramento.
Per cambiare le cose bisogna dialogare con le istituzioni, bisogna cambiare la percezione pubblica verso questi temi, la comunicazione è importante. Dopo Torino stiamo pianificando le successive proiezioni nei festival, ma ci sarà anche un evento a Collegno, al più presto.
01/10/2023, 08:20
Carlo Griseri