ALICE NELLA CITTA' 21 - "Io e il Secco", azione e reazione
Primo lungometraggio, ma non prima esperienza dietro la macchina da presa:
Gianluca Santoni è il premiatissimo regista di un corto come "Indimenticabile", tra i migliori realizzati in Italia negli ultimi anni, capace di trattare con sensibilità, ironia e idee autoriali una questione delicata come la sessualità dei disabili.
Non stupisce, quindi, ritrovarlo ora al suo "passo lungo" ad Alice nella Città con "
Io e il Secco", in cui riesce a muoversi nel tema della violenza domestica costruendo una favola per ragazzi capace di parlare a tutte le generazioni, un film - scritto dal regista insieme a Michela Straniero - che diverte ma senza svilire l'argomento, mai superficiale ma neanche pedante. Il modo più efficace per dialogare con un pubblico ampio di un problema importante.
Perché la violenza (domestica, ma non solo) non colpisce solo chi fisicamente la subisce, ma anche chi vede quei gesti, chi ne risente sentendosi in qualche modo colpevole. E la reazione può arrivare in ogni modo: il piccolo Denni (con la "i", come ripete ad ogni presentazione per rimarcare - inconsciamente? - la sua unicità) quando decide di porre fine ai soprusi di suo padre su sua madre trova solo il Secco nel suo raggio d'azione, che per fortuna non è esattamente quello che stava cercando. La bravura dell'esordiente
Francesco Lombardo è da sottolineare.
Andrea Lattanzi è l'altro "dono" che rende prezioso un film come "Io e il Secco": la sua alchimia con Santoni era evidente già in "Indimenticabile", la sua capacità di aderire ai personaggi che sceglie di incarnare è ammirevole. Vero, non troppo dissimile dai ruoli che lo hanno reso uno dei volti più interessanti del nostro cinema (da "Palazzo di giustizia" a "Grazie ragazzi" passando per "Summertime" e "La svolta"), ma il suo Secco sa emozionare e coinvolgere, è l'amico "adulto" che da piccoli tutti avremmo voluto.
25/10/2023, 08:05
Carlo Griseri