TFF41 - Thomas Cailley: "Il mio regno animale"
A quasi dieci anni dal suo esordio "The Fighters", il regista francese
Thomas Cailley torna con "Il regno animale", presentato fuori concorso al Torino Film Festival 41.
Nel prossimo futuro, l’umanità viene sconvolta da misteriose e inspiegabili mutazioni che trasformano gradualmente parte della popolazione in ibridi uomo-animale. Le creature, da molti considerate una minaccia, vengono inviate in centri specializzati nel tentativo di fermare la progressione delle mutazioni e controllare le loro apparenti tendenze violente.
Quali sono le motivazioni alla base di questo film?
La questione è molto vasta, ci sono forse riferimenti alla pandemia ma non sono intenzionali, ho iniziato a scriverlo molto prima, quando la crisi climatica ed ecologica era già molto presente.
Sono cresciuto in un mondo che ho visto impoverirsi sempre più in termini di spazio per la natura e protezione della biodiversità, ho ritenuto più interessante - piuttosto che fare un film sulle conseguenze apocalittiche della nostra gestione del pianeta - immaginare quali potrebbero essere le nostre reazioni e le conseguenze il giorno in cui la natura decidesse di reagire al modo in cui noi la trattiamo e producesse una sorta di anomalia, di mutazione, per dare origine a un mondo più ricco e diverso. Cosa faremmo a quel punto?
Ci sono due elementi nel film: un messaggio ottimista, cioè lo stupore che ciascuno di noi proverebbe di fronte a nuove forme di vita suggerite da Madre Natura, e il modo in cui la società e l'individuo reagirebbero.
Il film sembra quasi una fiaba.
Per quanto mi risulti l'essere umano è l'unica specie vivente che ha avuto la capacità di astrarsi dal resto del mondo, l'unica che ha tracciato una linea di confine molto netta separandosi dall'ambiente in cui vive, scegliendo di saccheggiarlo, distruggerlo, impoverirlo sempre di più.
Abbiamo voluto quasi cancellare le frontiere, o erigerne una a nostro beneficio, dimenticando però che siamo tutti uniti da una ancestralità comune e che non possiamo sopravvivere se non siamo in grado di stare in armonia e di coabitare. Il concetto di biodiversità si riversa nel concetto di democrazia.
"Il regno animale" si ricollega al suo film di esordio.
Quello era la storia di una donna che aspetta la fine del mondo e che scopre in realtà la possibilità dell'inizio di un nuovo mondo: possiamo dire che quel film finisce dove questo ha inizio, c'è un nuovo mondo dove muteranno i rapporti individuali e sociali dell'umanità.
Il ricorso al genere fantastico per me era essenziale, è una lente di ingrandimento che ci permette di andare a scavare, di osservare l'intimità di una cellula familiare ma anche le differenti classi sociali, come si comportano in un mondo che è in una mutazione molto molto rapida. Questo per me è interessante a livello di metafora, il fantastico consente di creare un legame con gli spettatori.
Le musiche del film sono del torinese Andrea Laszlo De Simone, come lo ha scelto?
Ho iniziato a scrivere il film nel 2019, la pandemia è scoppiata nel 2020 e ci siamo trovati tutti confinati in casa. Il suo EP "L'immensità" era uscito un mese prima ed è diventato l'unica colonna sonora delle mie riscritture, per tre mesi non ho sentito altro e credo che sia l'album più bello di quell'anno.
Non conosco l'italiano e avevo l'impressione che parlasse un po' della storia del film, di una connessione più sentita con il mondo in cui viviamo: invece no, poi lui mi ha spiegato che era dedicato ai suoi figli, al suo amore per loro... ma forse è la stessa cosa, in fin dei conti.
Quando ho dovuto pensare alle musiche mi è parso naturale chiedere a lui, gli ho mandato tre o quattro sequenze pre-montate e abbiamo lavorato insieme, ha accettato e abbiamo proseguito per 6-8 mesi, ha prodotto musiche geniali, liriche, epiche e molto toccanti nella loro semplicità. E' un artista che lavora moltissimo, fa un sacco di proposte, mi stupisco fosse la sua prima esperienza come autore di colonne sonore ma sono sicuro che non sarà l'ultima.
"Il regno animale" spinge a un cambio di punto di vista.
Ho fatto molte visioni di prova con il pubblico e un giorno una donna mi ha detto: "Ho iniziato la visione avendo paura delle creature e l'ho finita avendo paura degli uomini". Credo sia il miglior pitch possibile per questo film, mi auguro che il nostro sguardo possa mutare e possa farci diventare complici di questo nuovo mondo.
01/12/2023, 10:34
Carlo Griseri