GHOST DETAINEE - "Ricostruiamo il caso Abu Omar"
Da lunedì 5 febbraio in sala ditribuito da ILBE esce il documentario
GHOST DETAINEE - IL CASO ABU OMAR, diretto da
Flavia Triggiani e Marina Loi, che ricostruisce il rapimento da parte della CIA in Italia dell'imam di Milano venti anni fa. Lunedì sera il documentario verrà presentato dalle autrici al pubblico milanese del cinema Colosseo. Le abbiamo intervistate.
Perché raccontare questa storia ora?
Marina Loi - Era un caso che conoscevamo e avevamo seguito, ci aveva colpito perché è pieno di elementi diversi. Crediamo che 20 anni esatti di distanza (il caso era scoppiato nel 2004, un anno e 2 mesi dopo il rapimento avvenuto nel 2003) ci possa essere quel distanziamento critico necessario e una prospettiva storica giusta. Non siamo più in quel clima post-11 settembre, in cui l'aspetto emozionale era troppo forte per poter ragionare con calma.
Oggi gli stessi Stati Uniti hanno fatto un po' di
mea culpa, hanno ammesso che alcuni diritti umani sono stati violati...
Quali sono state le maggiori difficoltà in questo lavoro?
ML - Molte persone ci hanno detto: ma come vi è venuto in mente? Sicuramente una cosa difficile è stato intervistarlo in Egitto (merito di Flavia, lei convincerebbe chiunque), e poi mettere al centro un personaggio che non è una vittima innocente: era difficile creare la giusta empatia con il pubblico. Lui resta un integralista, nei suoi sermoni inneggiava a qualcosa di molto lontano da noi...
Non è stato semplice anche far luce su alcuni aspetti, c'è il segreto di stato che ci ha ostacolato non poco, e che ha anche impedito - come raccontiamo - di difendersi a chi come il generale Nicolò Pollari, capo all’epoca dei servizi segreti militari, era indagato. Qui parlano tutti per la prima volta.
Il montaggio di un lavoro come questo è decisivo.
Flavia Triggiani - Sì, è stato molto complesso, ma è stato anche avvincente. In questa storia ci sono tanti punti di svolta e tante linee narrative, tanti punti di vista diversi che abbiamo voluto raccontare. Senza entrare troppo in tecnicismi, però, e usando tanto materiale di repertorio italiano ed estero. Dovevo dare ritmo per 90 minuti: la storia è anche un giallo, ci sono tanti misteri ancora.
Flavia, come ha convinto a parlare per la prima volta, anche delle torture subite, Abu Omar?
FT - Ho avuto un lunghissimo rapporto telefonico e di mail con lui, l'ho contattato tramite l'avvocato.
Fin dall'inizio, come anche nel caso di Lady Gucci Patrizia Reggiani, la mia regola principale è andare subito sinceramente al punto e dire loro: raccontiamo fatti e non tesi, siamo qui per sentire la tua voce e il tuo punto di vista che per noi è fondamentale, anche se non sarà l'unico. Ti va di partecipare?
Ammetto che non è stato complesso convincerlo, lui ancora oggi dice di essere innocente, di non essere un terrorista anche se è stato condannato. Ingiustamente, sostiene lui.
Avete scoperto anche qualcosa di nuovo? Qual è il vostro bilancio finale su questa storia?
ML - Le verità nuove erano uscite con Wikileaks, su alcune persone condannate (anche se poi nessuno della CIA ha fatto un giorno di prigione in Italia). E' una storia molto lunga, in molta parte ancora oscura e secretata.
Quello che emerge è che nessuno ha il diritto di non avere una difesa. Noi costruiamo sempre i nostri lavori non a tema, creiamo domande e vogliamo che gli spettatori attivi davanti allo schermo si diano le risposte. Questo è un racconto spy, thriller e un po' action, ma la domanda finale è: fino a che punto la ragion di stato può spingersi oltre i limiti della democrazia? Cosa può giustificare comportamenti simili?
"Ghost Detainee" arriva al cinema.
FT - Sì, è il nostro primo docufilm che va al cinema, siamo fiere ed emozionate, la casa di produzione Ilbe ha creduto moltissimo in noi: affrontare il pubblico in sala sarà una sfida interessante!
02/02/2024, 14:40
Carlo Griseri