LA NOTTE - Volare con l'animazione
Siamo al Carnevale di Venezia, un solitario Pulcinella cerca di imbucarsi in una festa di ricchi, ma le conseguenze non sono buone. Il suo sogno di ribelle scugnizzo in cerca di fortuna, si trasforma subito in un incubo. Piccolo capolavoro di animazione e musica, realizzato dalla sede pimontese del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il cortometraggio di Martina Generali, Simone Pratola e Francesca Sofia Rosso è liberamente ispirato al concerto "
La Notte" di Vivaldi ed è eseguito magistralmente dalla Fondazione Fossano Musica.
La regia punta tutto sull' “estraniare” chi guarda, questo avviene soprattutto grazie alle maschere e alle tipologie dei personaggi che sono animali, mostri, ibridi che sembrano usciti da un quadro di Hieronymus Bosch. Siamo dentro al freudiano "perturbante", al grottesco, stilema letterario del barocco, uno degli aspetti del comico, lanciato su una voluta sproporzione degli elementi del visivo e del racconto fantastico. Sembra di assistere di nuovo a quelle terrificanti ambientazioni del Kubrick di "
Eyes Wide Shut", nelle quali inquietanti figure di una setta in maschera, popolavano i saloni di una villa dal difficile accesso agli inconsapevoli cittadini come Tom Cruise. Pulcinella può rappresentare l'eroe anti borghese per eccellenza che si scontra con l'alta borghesia cattiva e corrotta delle grandi città? A parere mio si. La furbesca maschera napoletana viene esclusa dal salotto buono della Venezia boriosa ed il sogno si trasforma in fuga, la fuga appunto come genere vivaldiano per eccellenza.
I realizzatori di questo splendido cortometreggio hanno interpretato magistralmente anche i "movimenti" interni al brano di Vivaldi, che è fatto di cambi repentini, salti e ritorni di tema, assimilabili ad una drammaturgia fimica in tre atti. Una nota storica per capire il periodo de La Notte di Vivaldi. Pubblicati verso il 1730, i 6 Concerti per flauto traverso op.10, di cui i primi tre portano titoli descrittivi (La Tempesta, La Notte, Il Cardellino) sono stati scritti per un'orchestra di fanciulle che Vivaldi dirigeva a Venezia sin dal 1716, presso l'Ospedale della Pietà, ospizio per trovatelli, ove le allieve più dotate ricevevano un'educazione musicale di livello assai elevato. Pulcinella comunque nel finale trionfa rispetto ai ricchi, l'ironia e l'anarchia del guitto vince sempre, infatti lo troviamo felice e spensierato che divide il suo enorme babà con l'amico gabbiano. Venezia è solo sullo sfondo, i palazzi e lo sfarzo non interessano più all'artista superomistico.
29/02/2024, 11:03
Duccio Ricciardelli