Note di regia di "Gloria!"
CENNI STORICI
Nel mio lavoro di cantautrice, da anni mi scontro con la stessa domanda: cosa ne pensi della situazione delle donne nella musica oggi? Bene, per cercare una risposta esaustiva, sono iniziate le ricerche che mi hanno portato a scrivere “Gloria!”.
Ripercorrendo la storia delle compositrici italiane ed europee, la cosa per me più curiosa è stata scoprire l’affascinante mondo dei quattro Ospedali di Venezia e delle Figlie di Choro.
Gli Ospedali erano istituti assistenziali femminili che impartivano la più alta formazione musicale - basti pensare che il più noto, l’Ospedale della Pietà, è famoso per essere stato la palestra di Vivaldi (il Prete Rosso)... Con la diretta conseguenza che le uniche persone che potevano permettersi di studiare musica ad altissimo livello, nell’apice dello splendore della Venezia Barocca del ‘700, erano le nobili e le orfane! Ma, nonostante la formazione l’eccellenza, queste artiste non potevano fare della musica una professione. E così, mentre nei corrispettivi Conservatori Napoletani maschili si formavano musicisti professionisti, negli Ospedali di Venezia le ragazze potevano ambire solo ad un buon matrimonio, oppure a suonare a vita per la Gloria di Dio.
Mi sono detta: è impossibile che non ci fossero velleità creative in queste ragazze, che di fatto erano straordinarie autrici e compositrici e perché ne sono passate così poche alla Storia? Chissà quanto talento, quanta fantasia albergavano nelle menti di quelle ragazze, nobili o orfane, che passavano i pomeriggi a studiare sedute al clavicembalo...
Giocando sul fatto che in un posto del genere potrebbe essere successa qualsiasi cosa, è nata l’idea di Gloria!: la storia di Teresa, una ragazza con un buon orecchio e una percezione musicale libera, che attraverso la scoperta di un pianoforte riesce quasi a viaggiare nel tempo e a esplorare la dimensione della creatività più pura fuori dai canoni del suo tempo.
NOTE DI REGIA
Il mio obiettivo era quello di calare una storia di fantasia in un contesto storico preciso e pieno di dettagli. Da Johan Stein costruttore di pianoforti, all’elezione di Papa Pio VII a Venezia, dal declino della Serenissima alle composizioni di Lucia che corrispondono a quelle dell’unica compositrice
orfana arrivata ai giorni nostri: Maddalena Laura Lombardini Sirmen. Tenevo tantissimo, in generale, alla verosimiglianza di questa storia, che è vero, è piena di guizzi fantastici, salti nel tempo musicali, ma ha anche l’ambizione di raccontare la reale condizione di queste musiciste nella loro epoca.
Con costumi, scenografia e fotografia abbiamo lavorato in questa direzione: apparentemente è un film propriamente d’epoca con molta cura nei colori, nelle references pittoriche e nei dettagli di scenografia. Il punto di partenza è quindi filologico e solo da lì poteva partire poi l’aspetto più “fantastico” che è invece delegato al mondo interiore delle protagoniste e alle loro creazioni musicali.
C’è stato un lungo lavoro di preparazione delle attrici sia per creare un gruppo affiatato di sorelle, sia per entrare nei panni di eccellenti musiciste. Hanno infatti studiato per mesi con un coach di violino e violoncello per cercare di amalgamarsi con il resto dell’orchestra che è invece composto da vere musiciste e coriste di musica barocca.
Un’altra cosa per me centrale è stato il montaggio su musica e la ricerca ritmica: molte sequenze sono state coreografate nello spazio come delle scene teatrali e provate e riprovate in location. Solo all’operatore di macchina era data la libertà, essendo un film girato perlopiù con macchina a mano, di sperimentare e muoversi all’interno di scene i cui movimenti e ritmi erano stati già prestabiliti.
Margherita Vicario