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VANINA - Le note di Cristina Cassar Scalia e l'adattamento


VANINA - Le note di Cristina Cassar Scalia e l'adattamento
Che Giovanna Guarrasi detta Vanina sarebbe diventata la mia creatura più amata l’ho capito
nell’istante in cui l’ho concepita. Plasmata a immagine della sbirra che, da lettrice di gialli, mi
sarebbe piaciuto trovare tra le pagine di un libro. E pensare che, fino a quel giorno, ero sempre stata convinta che scrivere un giallo fosse un esercizio al di sopra delle mie possibilità. È successo tutto per caso. Era luglio del 2016 e degli amici avevano appena ricevuto in eredità una villa alle pendici dell’Etna. Quasi un castelletto, in uno stile liberty arabeggiante, con tanto di torre a forma di minareto e impianto d’illuminazione a ossiacetilene. In cucina, tra maioliche e pentole di rame, una porticina nascondeva un montacarichi. È bastato aprirlo perché tutte le mie incertezze riguardo alla scrittura di un giallo crollassero di colpo. Potevo ignorare una fonte d’ispirazione come quella?
Potevo resistere alla tentazione di infilarci dentro con la fantasia un cadavere, per di più
mummificato da sessant’anni? No, non potevo. In quel momento ha iniziato a prendere forma
Sabbia nera, il primo romanzo della serie, e con lui la sua protagonista: Giovanna Guarrasi detta Vanina, Vicequestore Aggiunto della Polizia di Stato, da un anno in forza alla sezione Reati contro la persona della Squadra Mobile di Catania. Che da quel giorno non ha più smesso di risolvere i casi che le ho affidato, partendo ogni volta da un luogo ispiratore che, immancabilmente, diventa la scena del delitto.
Un personaggio complicato, Vanina. Palermitana, reduce da anni di militanza nell’antimafia, figlia di un ispettore di polizia ucciso davanti ai suoi occhi da Cosa Nostra nei primi anni Novanta ed ex
compagna di un magistrato della Dda che ha abbandonato quando è scappata via da Palermo. Una donna in perenne fuga dal passato, che ai piedi dell’Etna, o meglio della muntagna, ha trovato la sua dimensione ideale. Per lo meno, lei ne è convinta. Cinefila accanita, collezionista di vecchi film e di pellicole girate in Sicilia; buongustaia ma del tutto incapace di gestire un fornello; fumatrice di Gauloises e insonne per natura. Eppure, al netto del suo carattere difficile e della vita complicata che le ho affibbiato, nonostante le situazioni complicate in cui la caccio ogni volta, la nostra convivenza è stata sin dall’inizio felice. Tanto che alla fine di ogni libro non vedo l’ora di tornare di nuovo da lei, e dagli altri personaggi che la accompagnano nelle sue indagini. Una più rognosa dell’altra.

Cristina Cassar Scalia

Per adattare i primi romanzi di Vanina Guarrasi abbiamo anzitutto cercato una chiave d’accesso per rappresentare e fare vivere nella maniera più efficace e interessante possibile la nostra
protagonista, che è al centro di ogni storia e del nostro mondo narrativo. La caratteristica che ci è sembrata essenziale e più fertile in termini emotivi e di racconto è la sua connaturale ambivalenza: c’è una Vanina “leggera”, che vuole finalmente godersi la vita, che vuole divertirsi e non vuole più rinunciare alla propria giovinezza (giovinezza che invece ha per molto tempo sacrificato nei suoi anni più cupi a Palermo), e c’è di contro una Vanina segnata da un evento che finora ha di fatto deciso tutto il suo destino, come poliziotta e non solo. Questo suo essere immedicabilmente scissa, irrisolta, fra luce e tenebra, fra allegria e malinconia, è alla base del fascino e della ricchezza umana di Vanina. Abbiamo inoltre voluto che anche gli altri personaggi che ruotano attorno alla protagonista in un certo senso rispecchiassero questa sua stessa ambivalenza, sono tutti figure che hanno al contempo una dimensione leggera, ilare, incline alla commedia, e una dimensione più profonda, venata di malinconia, solitudine, nonché di grandi o piccole fragilità. Ci è sembrato il miglior modo per creare attorno a Vanina una sua famiglia, una famiglia ideale che le permettesse, dopo la sua fuga da Palermo, di trovare qui a Catania il suo vero posto nel mondo, un posto da cui non dovrà e non vorrà mai scappare. E Catania è il posto perfetto per Vanina anche perché in fondo le assomiglia: una città vitale e inquieta, che non sembra mai la stessa, sempre divisa fra qualità apparentemente inconciliabili, città di mare e insieme città di montagna, solare e al contempo irrequieta come il suo vulcano, antica come la pietra lavica dei suoi faraglioni e dei suoi edifici secolari, e allo stesso tempo moderna e giovane come nessun’altra città dell’isola.

Leonardo Marini

20/03/2024, 19:43