Note di regia di "Toxicily"
Il destino tragico del territorio di Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa che ospita uno dei più grandi centri di produzione petrolchimica d’Europa rimane ancora in larga parte sconosciuto al grande pubblico. Eppure, da quelle parti le cose si sanno, si sentono, si vedono. L’inquinamento è ovunque. Scorre dai rubinetti, rende l’aria irrespirabile, contamina i suoli. Il cancro e le malformazioni abbondano ben oltre le medie. Eppure, tanti continuano ad andare in fabbrica.
In questo contesto dove talvolta si preferisce «morire di cancro che di fame» il film rivela una Sicilia invisibile, inedita, fatta di contrasti e paradossi. Esso si insinua nel cuore di un silenzio pesante al fine di liberare la voce di quelle e di quelli che cercano di aprire gli occhi davanti a tutto questo, davanti al sacrificio di un intero territorio e dei suoi abitanti destinati a una distruzione latente. Ostinandosi a vivere lì, questi uomini e queste donne hanno in un certo modo determinato il loro destino.
Ma è ancora possibile un futuro in un momento in cui le fabbriche sono ormai vetuste e talvolta in rovina, in cui i costi delle bonifiche sono troppo elevati, e in cui le malattie e le malformazioni aumentano ancora e ancora? Che altro fare se non rassegnarsi ad accettare la realtà di un ecocidio in corso di cui si fa fatica a misurarne le conseguenze sull’aria che si respira, sull’acqua che si beve o sulla terra che si coltiva.
Questa zona ci offre forse la prova ultima delle illusioni spezzate del liberalismo del dopoguerra, di quell’ideale globalizzato ormai agli sgoccioli, dell’assenza di giustizia, della scienza e della politica in materia ambientale e, in ultimo, di quella coesistenza tossica fra uomo e fabbrica. Lo scopo di questo film è quello, dunque, di fornire il ritratto di un territorio sacrificato che in un certo senso sintetizza le problematiche di tanti altri. Attraverso la complessità dei rapporti fra abitanti, territorio e industrializzazione, emergono gli interrogativi, i dubbi e i limiti del mondo che verrà.
Francois-Xavie Destors e
Alfonso Pinto06/04/2024, 16:50