Note di regia de "Il Posto"
“Il Posto” è stato un film complesso da approcciare e complesso, per me, significa vivo. Come sempre nel mio, nostro, caso il piano produttivo e quello artistico si sono amalgamati poiché, lavorando con risorse misurate, le scelte che - attraverso la forma - hanno prodotto il significato sono state curate con un senso della realtà e del possibile che hanno determinato, a mio, nostro, avviso la forza del progetto. Nello specifico le scelte fondative sono state quelle di una relazione strettissima tra fotografia, musica e montaggio, tutte scritte da me. La presenza melodica, il movimento o la stasi della macchina, il montaggio che anticipa o sospende il tempo, sono fatte di temi/linguaggi/scelte ricorrenti che, nel finale si sommano tuti per unire, il piano del reale, quello della finzione e tutti i piani temporali messi in scena. Questo è un film che si cura di qualcosa che la narrativa cinematografica in genere trascura: le conseguenze delle scelte di un progettista architettonico, tema che, ovviamente, può essere assunto a metafora di ogni scelta individuale che abbia un impatto sulla vita pubblica. La costruzione visiva e narrativa è fortemente ispirata alle prassi di progettazione architettonica, il film si muove per imprecisioni che cercano di diventare un codice nuovo (come spesso accade in architettura, spesso rischiando di non riuscire), il film cancella la presa diretta, dove ritiene di doverlo fare, non si cura della confusione che anima all’inizio perché è certo, che possa chiarirsi per strada. Come certe costruzioni con uno scheletro imperdonabile che quando riceve la pelle produce spazi comprensibili. Questo, è anche un film libero. Libero come le donne libere di Simone de Beauvoir, il contrario della frivolezza. È libero, come dovrebbero essere tutte le nostre scelte, perché solo così possono racchiudere la responsabilità delle loro conseguenze. E rischiare di produrre pace, rivolta, vita. Ecco, questo film è mia responsabilità e al contempo conseguenza delle scelte di un committente libero come me, come noi.
Gianluca Vassallo