Il film nasce da un’esigenza di raccontare la perdita di mia madre e gli sconvolgimenti che questa ha creato all’interno della vita della mia famiglia, giocando con la casa e con i ricordi.
La dimensione casa assume un significato ben più ampio di quello di solo luogo domestico, ma diventa protagonista, non troppo silenziosa, capace di dar vita a ricordi passati e di rielaborazioni.
Quando è stato necessario mettere in affitto la casa di Barcarello, è stato quasi naturale pensare di imperniare il racconto sul temporaneo abbandono della casa per raccontare invece l’abbandono di mia madre.
Essere protagonista ed insieme regista del film ha richiesto in fase di ripresa e scrittura un lavoro a più mani, così da essere in grado di raccontare e raccontarmi. La camera passa dalle soggettive a delle oggettive. Insieme al girato entrano in campo anche le pellicole in
Super 8 girate da mio nonno, che aprono uno spaccato su mia madre bambina ed adolescente, e della casa nei suoi periodi più felici, creando uno scarto tra passato e presente.
Il film ha iniziato a prendere vita tre anni dopo la sua morte, in un momento in cui il dolore per la perdita si andava affievolendo, e dava spazio ad una riflessione sulla mia vita e sul rapporto con mio padre, con cui è sempre stato difficile parlare. Il film diventa quindi più un racconto di quello che resta che un racconto su chi se ne va.
Giuliana Crociata