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GIADA MAZZOLENI - "Da Lucio Fulci a Dario Argento"


La produttrice bergamasca con Paguro Film prosegue il suo percorso nel cinema di genere


GIADA MAZZOLENI -
Giada Mazzoleni
Dopo l'anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia numero 80, il documentario di Simone Scafidi "Dario Argento: Panico" ha iniziato a incontrare il pubblico italiano in una serie di proiezioni in diverse città. Lo ha prodotto la Paguro Film della 35enne bergamasca (ma torinese di adozione recentissima) Giada Mazzoleni.

Giada, c'è giustamente molta attenzione intorno al vostro documentario.

Questo film è arrivato in un festival di fascia "A" come Venezia già con una distribuzione e non è una cosa scontata per un documentario indipendente. Da lì c'è stata una bella circuitazione festivaliera, siamo stati a Sitges, in Finlandia, a Parigi, in Grecia... a Venezia siamo stati anche pre-acquistati per i Paesi del Nord e per gli Stati Uniti, e ora c'è la sala!
Lo ammetto, non si tratta di una vera distribuzione con tiratura nazionale ma è molto bello che nonostante ciò singole realtà e singoli esercenti lo stiano chiedendo alla distribuzione: in Emilia Romagna siamo in giro con Doc in Tour, poi c'è stata Milano, venerdì 10 maggio Torino (che nel frattempo è diventata la mia città, quindi doppia soddisfazione per me), Roma e tanto altro. Col passaparola nel suo piccolo sta girando molto.

Quali sono state le tappe della lavorazione di "Panico"?

E' stata una lavorazione complessa e importante. Dopo aver concluso "Fulci For Fake" io e Simone Scafidi eravamo pronti a un nuovo lavoro e da subito ci è parso naturale pensare a Dario Argento: quale altro regista italiano potevamo scegliere per alzare l'asticella?
Poi il Covid ha rallentato parecchio lo sviluppo e la produzione di qualsiasi progetto nel mondo, ancor più di realtà indie come la mia, che per quanto abbia grandi velleità e ambizioni riesce a gestire solo un progetto alla volta di questa grandezza. Poi Dario è stato molto impegnato sul suo film, "Occhiali neri", dopo c'è stata la sua partecipazione da attore a "Vortex" di Gaspar Noé, poi si è infortunato e abbiamo dovuto fermarci ancora, con timori anche sul futuro del progetto...
Siamo molto contenti del risultato finale: Simone ha sempre avuto una visione che prevedeva una cornice di fiction "intorno" al documentario, che potesse in qualche modo espandere la narrazione e dare qualcosa in più allo spettatore.

E l'anteprima veneziana come l'avete vissuta?

Sono serviti quasi due anni e mezzo di lavorazione ma tutto è stato ripagato quando siamo arrivati sul red carpet a Venezia: lui non era mai stato invitato al Lido in tutta la sua vita!
Ha fatto il tappeto rosso con la figlia Fiore (sempre al suo fianco durante tutto il progetto, lei e Asia hanno dato tanto al nostro film), era davvero molto contento ed emozionato, alla fine c'è stata una standing ovation al film ma ancor più a lui per tutto quello che ha fatto nella sua carriera. Un lungo applauso, era davvero molto soddisfatto.

Siete riusciti a coinvolgere un bel numero di intervistati, di grande qualità e respiro internazionale.

In due anni e mezzo, quando hai tempo per sviluppare, puoi fare pensieri utili: l'idea di approfondire il rapporto con Davide Pulici e Manlio Gomarasca di Nocturno (che è produttore esecutivo del doc) ci ha permesso di arrivare a personaggi come Guillermo Del Toro, Gaspar Noé e Nicolas Winding Refn, che sono tre grandi estimatori e amici di Dario.
Personalmente credo che l'intervista di Del Toro sia una delle lezioni di cinema più belle a cui abbia mai assistito, parla del cinema di Argento come qualcosa di estremamente vivido, concreto, attuale. Tutti pendevamo dalle sue labbra.
Tutti e tre hanno punti di vista diversi sul suo cinema: Del Toro più saggistico, Refn quasi personale (si chiede: cosa c'era nella sua vita in quel momento perché riuscisse a fare film così meravigliosi?), Noé quasi da fan, lo racconta come un cinema che eccita, che ti porta ad avere la tachicardia, fa l'esempio di un bambino che assaggia per la prima volta la coca cola...
Avere più tempo ci ha permesso di lavorare molto di più sugli intervistati, sceglierli con maggiore cura, e ci ha permesso anche di convincere l'ex moglie Marisa Casale, che ha raccontato di come si è inevitabilmente innamorata di Dario.
Abbiamo dovuto aspettare a lungo per chiudere il film e abbiamo sfruttato il lato positivo della situazione.

Il percorso di Paguro film, che hai fondato nel 2018, appare chiaro fino a qui.

Non so se sia stato il caso, perché mi ci trovo bene dentro devo ammettere, ma mi sono trovata a produrre documentari sulle vite di questi grandi cineasti di genere italiano.
Sono molto contenta, penso sia bello raccontare quello che avviene prima e durante un film, non solo dal punto di vista filmico ma anche esperienzale; è molto affascinante, Dario Argento ovviamente sapevo chi fosse ma averlo potuto investigare in questo modo ti apre un mondo interessante, e ti porta a chiederti chi altro dopo si potrà raccontare...
Il nostro minimo comune denominatore finora è stato quello di raccontare personaggi che hanno esportato un'italianità d'eccellenza, la mia idea è continuare in questa direzione.
Per quanto riguarda la fiction invece continuiamo a essere interessati a produzione di genere: è quello che anima la sala, che genera intrattenimento, riempie i cinema, crea affiliazione. C'è una platea di appassionati molto bella, non sono prodotti di serie B per me.

Su cosa lavorate in questo momento?

Abbiamo diverse cose in sviluppo, siamo a buon punto con la ricerca di finanziamenti per l'opera prima di Marco Pellegrino, vincitore con noi al Nastro d'argento 2019 con "Falene": è il suo esordio nel lungometraggio, è pensato in lingua inflese e lingua dei segni, si intitola "The Hive". Lo abbiamo incubato a Biennale College ma poi non siamo stati scelti per andare in produzione, forse era un progetto troppo ambizioso, pieno di effetti speciali. Ma abbiamo fatto 4 mesi di lavorazione al film con i loro tutor ed è stato molto utile, come anche altri percorsi nei laboratori dei festival di genere in Europa a cui siamo stati ammessi. Siamo entrati in contatto con produzioni internazionali e player importanti: ci vuole perseveranza.

Ora che vivi a Torino, ti farai ispirare dalla città?

Torino è una città meravigliosa e con un'ottima Film Commission, spero capiti presto. Sono molto amica di Matteo Bernardini e mi piacerebbe molto lavorare con lui, dopo una piccola cosa che abbiamo già fatto ("Historia en camino"): lui ha inventato uno stile vero e proprio di animazione, dovrebbe continuare in quella direzione. Ha ricontestualizzato il passo 1 con carta e penna in modo geniale. Sicuramente faremo qualcosa, spero presto!

08/05/2024, 07:30

Carlo Griseri