NADIA TERESZKIEWICZ - "Rosalie è stata una sfida"
In sala nei cinema italiani distribuito da Wanted dal 30 maggio, "
Rosalie" - presentato in Concorso nella categoria Un Certain Regard al Festival di Cannes e nella sezione Perlas al San Sebastian IFF nel 2023 - diretto da Stéphanie Di Giusto è oggetto in questi giorni di un tour nelle principali città, accompagnato dalla protagonista
Nadia Tereszkiewicz.
Nadia, il ruolo di una "donna barbuta" nella Francia rurale del XIX secolo si accetta solo con un po' di coraggio: il film parla di essere se stesse, della forza della propria unicità ma fisicamente è stata una sfida per lei?
Avevo già lavorato con la regista di questo film nel suo esordio, "Io Danzerò", che è stato anche il mio primo film in assoluto: conoscendola, non ho mai avuto dubbi se accettare o meno questo ruolo, lo so che sembra strano perché forse avrei potuto pensarci di più... sentivo che avrebbe fatto qualcosa di bello con questo copione, non avevo paura di essere ridicola, ma avere la barba avrebbe potuto anche non funzionare!
Mi sono identificata in lei anche se sembra una donna fuori dalla norma, ha i sogni di una ragazza qualunque, che vuole essere amata e che non vorrebbe essere giudicata solo dal suo aspetto esteriore: sono cose che mi hanno commosso e mi hanno convinto a diventare Rosalie.
Vedersi truccata con la barba che effetto le ha fatto?
Mi vergognavo all'inizio, non era facile. Ammetto che ha avuto un effetto strano su di me vedermi in quel modo, mi ha fatto venire dei dubbi sulla mia femminilità, mi chiedevo perché di colpo sentissi il bisogno di provare agli altri che sono una donna... è stato davvero strano, ma utile per entrare meglio nel ruolo.
"Non è mai facile essere una donna", dice Rosalie a un certo punto: quanto sente sua questa frase?
È una frase importante, sicuramente questo film parla molto anche alla nostra epoca. Penso che oggi la lotta in quel senso sia ancora di attualità: molte cose sono cambiate in meglio per le donne, abbiamo molte più possibilità di una volta, ma c'è ancora un percorso da fare.
Credo nel potere del cinema di dire cose che possano avere un impatto sul pubblico. Siamo sulla strada buona, ma non dobbiamo fermarci.
Il ruolo più importante della sua carriera, finora, è stato quello in "Forever young - Les Amandiers" di Valeria Bruni Tedeschi, per cui ha ottenuto anche un César alla miglior promessa di Francia. Come ha lavorato con lei?
È il film che ha cambiato la mia vita professionale: quando mi chiedono che scuole di cinema ho fatto, dico sempre che ho fatto la scuola Valeria!
Per me è stato un incontro fondamentale, il film più importante per me, dopo il quale ho imparato davvero a mettere le mie emozioni a disposizione del mio lavoro.
Io e Valeria abbiamo tante cose in comune, nella vita e nel lavoro. Se penso che questa sua capacità dipenda dal fatto che è anche attrice? No, dipende dal fatto che lei è un genio.
Un altro suo film che in Italia è stato molto amato è "Mon crime" di François Ozon...
Ne sono contenta, è un film che ho molto amato anche io! Rebecca Marder che divide la scena con me è ora diventata una delle mie migliori amiche, e ho creato un bellissimo rapporto anche con François.
È una commedia molto divertente, ero felice di farne una ma anche di lavorare a un film che riesce a dire tante cose sulla nostra società, sul complicato rapporto tra uomini e donne.
In conclusione, una curiosità: abbiamo fatto tutta questa intervista in italiano, ma so che lei parla anche il finlandese!
Mia madre è finlandese, sinceramente non saprei dire cosa parlo meglio tra finlandese e francese, ho fatto le scuole in quella lingua, guardavo la tv in quella lingua e mi considero franco-finlandese. Non saprei quale scegliere tra le due, davvero: a casa da piccola non ho mai parlato francese!
L'italiano lo so abbastanza perché quest'anno ho un progetto in Italia ("Testa o croce?" di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis) e mi sto preparando al meglio... vedremo!
21/05/2024, 08:00
Carlo Griseri