LA VITA CHE VOLEVI - "Una colonna sonora appassionata"
Il compositore
Gabriele Roberto ha realizzato le musiche della serie "La vita che volevi" di Ivan Cotroneo, che verrà resa disponibile dal 29 maggio. Lo abbiamo intervistato.
Come hai lavorato a questa colonna sonora?
Avendo già lavorato con Ivan Cotroneo per le due stagioni della serie Rai “La Compagnia del Cigno”, ci conosciamo molto bene dal punto di vista artistico e abbiamo una metodologia di lavoro collaudata, quindi eravamo d’accordo che avrei scritto i primi temi per la serie ispirato dalla sceneggiatura, prima dell’inizio delle riprese.
Ivan desiderava fare ascoltare la mia musica agli attori prima di particolari scene, proprio perché la musica potesse aiutarli ad entrare ancora di più nella storia, in aggiunta alle sue indicazioni che sono comunque sempre molto dettagliate. Questo è il primo “lusso” della nostra collaborazione, perché capita spesso, in produzioni dove magari non c’è il tempo di fare le cose con la dovuta calma, di lavorare su scene dove è stata montata una “temp track” (ovvero una musica da sostituire, purtroppo è una prassi molto più comune di quanto si creda), e quindi risulta poi più complicato iniziare con, e a volta imporre, idee completamente originali.
E il secondo "lusso quale è stato?
Per quanto mi riguarda è la richiesta di Ivan di utilizzare l’orchestra pura, con l’aggiunta di alcuni strumenti “folk” in alcune variazioni di temi, quindi una colonna sonora senza l’uso dell’elettronica. Questo, per me che ho formato il mio percorso musicale con studi accademici in Conservatori Italiani e Londinesi, è esprimermi nel mondo musicale a me più congegnale, quello che mi da più soddisfazione.
Che reference hai avuto dal regista?
Ricordo una frase di Ivan durante la prima telefonata nella quale mi anticipava le informazioni sulla serie, e mi disse, usando un’iperbole ovviamente, “vorrei una musica suonata da cento violini!”.
Questo va un po’ controtendenza rispetto alle “mode” musicali del momento, per le serie attuali soprattutto per le piattaforme come Netflix, Prime, Apple, però è stata accolta con molto favore anche dalla produzione.
Quindi ho scritto brani per un’orchestra di molti elementi e visto che la serie è ambientata nel sud Italia, nel Salento per la precisione, con flashback a Napoli, come anticipavo prima ho utilizzato anche alcuni strumenti come chitarra, fisarmonica, mandolino, in alcune variazioni di temi o inseriti nell’orchestra per renderli più mediterranei.
Non ho avuto quindi referenze musicali specifiche ma la richiesta di scrivere temi molto appassionati.
Nella serie, che è incentrata appunto su sentimenti e legami molto forti, non mancano però momenti di tensione, quasi da thriller, e anche scene d’azione, e devo dire che mi sono divertito e appassionato nel sottolineare tutte queste sfumature e sfaccettature diverse utilizzando appunto l’orchestra pura giocando con tessiture orchestrali molto diverse tra loro.
Le musiche di una serie sono diverse dalle musiche di un film per un autore?
La differenza principale è la quantità di musica che si deve produrre. Solitamente in una serie (anche nei film effettivamente, ma più spesso in produzioni americane quando si tratta solo di un film) si coinvolge anche la figura del “music editor”, ovvero, proprio per la quantità di musica che deve essere prodotta per coprire il numero degli episodi della serie (in questo caso sei), il music editor lavora con i temi del compositore e li “adatta”, poi per le scene degli episodi successivi, con la supervisione del compositore, lavorando su audio files.
In questo caso invece abbiamo lavorato praticamente “scena su scena”, senza music editor, come se fosse un film di quasi sei ore.
Questo perché sicuramente così facendo la musica segue in modo più minuzioso la narrazione ed è sempre il compositore che la adatta di volta in volta con variazioni tematiche, o di orchestrazione, a discapito ovviamente dei tempi di lavorazione che possono diventare anche molto lunghi, e questa volta ne avevamo la possibilità.
26/05/2024, 08:44
Carlo Griseri