RORRET - Un piccolo cult italiano
Davvero una sorpresa, scoprire "
Rorret", cult del 1988 di
Fulvio Wetzl, un titolo che gli appassionati di noir e thriller delle nuove generazioni dovrebbero assolutamente vedere. Il film è un coltissimo tuffo d'autore nel cinema di genere, una sceneggiatura scritta molto bene, ricca di sorprese e di trovate registiche illuminanti.
Protagonista di questo horror psicologico è Joseph Rorret, il taciturno proprietario del Peepin' Tom, una sala cinematografica ricavata nella cripta di una chiesa. Rorret ha adattato ad appartamento il palcoscenico dietro lo schermo, e, da quella postazione, può vedere i film proiettati al contrario. Il suo cognome è la parola Terror all'inverso. Un giorno Rorret decide di aprire il cinema al pubblico. Al Peepin' Tom saranno proiettati solo film del terrore. Il resto della trama va gustata e non rivelerò nient'altro del misterioso Joseph Rorret, impersonato dal mitico attore di culto
Lou Castel.
Un opera godibilissima per il gusto cinephile di
Fulvio Wetzl, che mischia il Fantasma dell'Opera, Peepin' Tom di Michael Powell e il film di maniaci assassini, apparsi nelle sale negli anni' 80, come il "mostrologico" Maniac (1980) e Il mostro di Firenze di Cesare Ferrario, uscito nel 1986.
Lou Castel impersona, infatti, il ruolo di un assassino scaltro ed intelligente che riesce ad entrare in relazione con le sue stesse vittime e a sfuggire con trovate geniali sul luogo del delitto. Chi scrive ha apprezzato molto le atmosfere dilatate e teatrali, delle ambientazioni, grande cinema la sequenza del luna park e della crisi di panico di Rorret a bordo dell'ottovolante.
Sempre da segnalare l'entrata dei due attori nel tunnel dell'orrore, nel quale si mescolano, in una scena davvero spaventosa, manichini, cadaveri veri e mani (finte o vere?) che spuntano dal pavimento. Il finale teatrale, molto recitato ed enfatico che rivela la sorpresa narrativa di un film sceneggiato a dovere.
Fulvio Wetzl come regista qui è davvero sorprendente. In una scena nella quale Rorret e la sua vittima, una giovane studentessa di teatro, si confrontano duramente su di un palcoscenico, ad un certo punto i compagni di teatro della ragazza, entrano in scena proprio su quel palco e tutto il dialogo si svolge su di una pedana ruotante che da un senso di vertigine e di spaesamento davvero unici. Peccato che questo film non sia annoverato tra i classici horror- noir italiani dell'epoca, tra quelli più noti di Fulci, Argento e Avati.
23/05/2024, 12:19
Duccio Ricciardelli