EVEN TIDE - Sperimentazioni nel bosco
“
Even Tide” viene definito dal suo autore, un "
cortometraggio di fantascienza, senza esseri umani né di fronte né dietro la macchina da presa". Il docu-film sperimentale di
Francesco Clerici , usa delle “video trappole”, con riprese scartate da due documentaristi di natura: Paolo Rossi e Nicola Rebora. Siamo di fronte ad un saggio sull'impossibilità totale per una videocamera di non modificare ciò che accade di fronte a essa. Le riprese, poi, montate da Clerici nel corto finale, non sono i take buoni, ma quelli difettati, quelli cioè dove l'animale è intervenuto o ha toccato il dispositivo di ripresa, rendendo inutilizzabile quel frammento.
La forza del film sta proprio nello sguardo in camera dell'animale, colto nel silenzio del suo habitat. Spesso vediamo che l'occhio del daino, del tasso o dello scoiattolo, cerca di guardare dentro l'altro occhio intruso, quello della macchina da presa. Si crea tra lo spettatore che guarda e il soggetto guardato, una sorta di "varco", di porta dimensionale tra Noi e Loro. L'audio è tutto catturato in presa diretta e tutte le camere sono alimentate dall'energia solare, quindi in teoria quelle riprese potrebbero sopravvivere agli stessi esseri umani, rendendo immortale questo strano gioco di rispecchiamento.
Il regista ha lavorato nel modo più rigoroso possibile, con la sola selezione e messa in fila delle immagini e del vocale, pensando sia ad una preghiera che ad una storia di fantascienza. La realtà narrata è comunque quella di un mondo ormai allo sfascio. Per la commistione tra reale e finzione e la musica utilizzata in modo lirico - poetico, il film potrebbe essere accostato a certi documentari sperimentali di Werner Herzog.
23/05/2024, 19:30