EL PARAISO - In Colombia per rinascere
Una madre, un figlio, una doppia storia d’amore e un viaggio in Colombia tra passato, presente e futuro. Presentato in Orizzonti all’ultima Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia (dove ha vinto due premi per la miglior sceneggiatura e quello per la miglior interprete femminile)
El Paraíso di Enrico Maria Artale è un titolo che ricorderemo ai prossimi David di Donatello.
Duro, emozionante e spietato nel suo realismo squarciato da lampi di trasognato lirismo, il terzo film del regista romano, dopo
Il terzo tempo (premio Pasinetti opera prima a Venezia 70) e il doc
Saro, mette in scena una tragedia intima e sfumata nella quale confluiscono desideri repressi e l’impossibilità di spezzare un legame indissolubile. Quello tra Julio Cesar (un
Edoardo Pesce mai così bravo), spacciatore quarantenne sconfitto dalla vita e sua madre (la sensazionale
Margarita Rosa De Francisco), una donna colombiana dalla personalità esuberante che vive con lui in una casetta fatiscente del litorale laziale (il film è girato ad Isola Sacra nel comune di Fiumicino) e passa le giornate drogandosi (
Preferisco morire che essere sveglia) e ballando la salsa e il merengue col figlio nei locali.
Tra follia e dipendenze, il menage di questa strana coppia disfunzionale e patologica verrà messo in pericolo dall’arrivo di Ines, una giovane colombiana appena sbarcata in Italia come mulo della cocaina. Sarà lei ad accendere la miccia di un cortocircuito emotivo mentre le esistenze marginali collassano e gli equilibri precari si spezzano tra desideri e gelosie. Nel nome di una nuova vita, forse solo da sognare.
“L’idea iniziale del film nasce da un sogno di Edoardo Pesce (autore del soggetto col regista ndr), con cui sono amico fraterno e condiviso esperienze e progetti. Dopo un esordio nato su commissione avevo bisogno di qualcosa di personale e così il rapporto tra Julio e la madre, dapprima marginale, ha preso il sopravvento sul resto” afferma Artale. “Mi interessava la relazione simbiotica, stimolante e piena di sentimento, ma anche opprimente e totalizzante, tra quella madre e quel figlio. Volevo creare un dialogo costante tra il dentro e il fuori, l’interiore e l’esteriore, concentrandomi sul corpo dei personaggi come luogo di questo scambio”.
Un cinema di contrasti che fa venire in mente, per la forza della rappresentazione, quello del cileno Pablo Larrain. “L’ho conosciuto nel 2017 con Edoardo nella trattoria di suo cugino a San Giovanni e mi ha incoraggiato ad andare avanti col progetto. Poi ci siamo risentiti quando il film era al montaggio e sono felice di aver condiviso con lui lo stesso premio per la sceneggiatura a Venezia, io nella sezione Orizzonti e lui in quella del concorso per El Conde”.
“Sono attratto dalle storie marginali e dalle realtà psichiche complesse che non diventano mai provocazione sullo schermo” continua il regista che sta girando in Francia la serie de Il profeta “il mio non è mai un cinema ideologico e credo che la politica è nel racconto e nelle emozioni”.
Stanco dei ruoli da cattivo (
Vorrei fare una commedia se me lo chiedessero) e al suo film più personale, Edoardo Pesce balla sullo schermo (
Mi dimeno…ho preso lezioni), mette in mostra una fragilità emotiva di rara intensità e dichiara, a differenza di molti suoi colleghi, di non avere per il momento velleità registiche (“Bisogna essere preparati e non basta aver frequentato i set per mettersi dietro la macchina da presa. Piuttosto mi piace scrivere e ho un altro paio di soggetti da sviluppare”).
Produzione Ascent film, Youngs Films e Rai Cinema, prodotto da Matteo Rovere, Andrea Paris, Carla Altieri e Roberto De Paolis, El Paraíso arriverà in sala il 6 giugno distribuito da I Wonder Pictures.
30/05/2024, 10:00
Claudio Fontanini