Note di regia di "Just Kids"
La gelosia, il possesso, l’amore.
Giulia, la protagonista di questa storia, è solo una bambina: ha da poco lasciato la pubertà per affacciarsi all’età dell’adolescenza ed è stata travolta dalla scoperta dei primi sentimenti: Giulia ama Nadine, Nadine è sua.
Con “
Just Kids” ho deciso di raccontare una specie di triangolo in bilico tra amicizia e amore, in cui sono sufficienti uno sguardo o una parola di troppo, forse un vestito rubato e regalato a qualcun altro, per far esplodere la gelosia e la paura di perdere la persona che si ama.
Il cortometraggio inizia proprio in questo modo: tre ragazzine si sono intrufolate in una casa e hanno iniziato a provarsi dei vestiti non loro. Nadine, la più spigliata, sceglie un vestito per Marilena, entrata da poco a far parte del gruppetto di amiche. Perché ha rubato quel vestito per lei e non per me? Pensa immediatamente Giulia.
Ho deciso di raccontare questi sentimenti ricorrendo al formato 1.66 e insistendo sui primi piani della mia protagonista: questa scelta mi ha permesso di stare sempre vicino a Giulia, di filtrare ogni cosa attraverso il suo sguardo e di valorizzare le sue emozioni. Ho scelto inoltre di girare l’intero cortometraggio con la macchina a spalla: volevo che fin da subito arrivasse allo spettatore la sensazione che qualcosa sarebbe potuto andare storto, che da lì a poco sarebbe potuto accadere qualcosa di brutto. Ho utilizzato lo stesso approccio anche per il suono e le musiche, creando dei tappeti sonori che, aumentando lentamente di volume, creassero una sensazione di disagio costante.
“
Just Kids” è il titolo di un romanzo, bellissimo, di Patty Smith. In questo libro si parla di amicizia, un’amicizia pura e preziosa, durante la quale si condivide ogni cosa: amore, sogni, idee, si cresce insieme. Giulia immagina la sua amicizia con Nadine proprio in questo modo: è cresciuta con lei e non può immaginare una vita senza di lei. E pur di non perderla è disposta a fare male alla nuova arrivata Marilena: la attira in un posto pericoloso come il bosco, la tocca e quindi vince al gioco, ma la fa cadere e la lascia lì, da sola. Non può immaginare che della fragile Marilena si perderanno le tracce. E non può immaginare che quello che era solo un gioco creerà una frattura incurabile nel rapporto con la sua migliore amica Nadine.
Come spesso accade, crescere vuol dire perdere. Ed è proprio questo che succede alla nostra protagonista: alla fine Giulia è cresciuta, ha lasciato indietro la parte più piccola di sé per affacciarsi al mondo dei grandi. Arriva davanti al bosco, scuro e imponente, ed è come se avesse davanti la parte peggiore di sé.
Ho scelto di raccontare un bosco fatto di rami secchi e intricati, in modo che potesse simboleggiare la parte interiore più cupa e fredda di Giulia. Proprio davanti a questo bosco, Giulia si rende conto di essere sola e forse di aver perso per sempre la sua Nadine. Inizia a nevicare. Giulia sente freddo, attorno e dentro di sé.
Roberto Urbani