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Note di regia di "L'Eco delle Campane d'Inverno"


Note di regia di
Quando a febbraio mi sono incontrato con Lorenzo, ci siamo chiesti cosa poter fare per raccontare la gara. Lui mi ha affidato carta bianca sulla realizzazione di un video riassuntivo dell’evento, come è stato fatto anni addietro sia da filmmaker indipendenti ed estranei alla realtà di Montescheno, sia dalla televisione (Icarus e Sky su tutte). Questa idea iniziale però è stata fin da subito accantonata: nelle nostre teste balenava l’idea di poter realizzare un documentario su cosa significasse la VBS, su cosa sia realmente per il paese e chi lo abita.
La possibilità di girare un documentario significava entrare in contatto con una realtà a me cara e dolorosa allo stesso tempo. Montescheno è stato una tappa fondamentale per la mia adolescenza e il mio vissuto; lì ho conosciuto Dado, lì ho ritrovato Meme e sempre sono cresciuto guardando in faccia la morte e il dolore da quel 9 gennaio.
La scelta è stata quella di osservare, essere il meno invasivo possibile e lasciare che siano gli abitanti a parlarmi e raccontarsi davanti alla camera. La corsa è diventata via via sempre di più un pretesto per far emergere il lato umano e come la tradizione e l’amore per la natura abbiano legato ancora di più le persone a Montescheno.
Ritrovare Meme e Dado nelle parole e negli sguardi delle persone ha permesso di indagare sul sottile rapporto che lega la fede, la morte e lo sport. L’eco delle campane d’inverno vuole essere un film ad inseguire, un road movie sulle tracce di un luogo nascosto, intimo e colmo di vita.
Il tema della morte è fondamentale e motore del film al pari del dramma sportivo. L’esplorazione del dolore e l’elaborazione del lutto sono filtrati dagli occhi dei personaggi del documentario. Senza la morte non esisterebbe la gara; nelle memorie delle famiglie la montagna è allo stesso tempo dolore e gioia. Durante la fase di riprese ci siamo imposti un taglio molto più umano, “di pancia”, nell’affrontare cosa volesse dire realizzare una gara di questo tipo dopo 7 anni e soprattutto cosa significasse ricordare ancora oggi due figli del paese in questo modo.
"L’Eco delle Campane d’Inverno vuole essere un film che si prende il suo tempo, vuole raccontare e far vivere l’attaccamento delle persone di Montescheno alla propria terra. Mostrare ciò che li lega in modo molto sottile; un amore profondo verso gli altri e la montagna. Portiamo alla luce caratteri differenti, burberi; momenti belli e momenti difficili. Girare questo documentario è stato un viaggio estenuante, soprattutto mentale oltre che fisico. Eppure, ritornare indietro nel tempo pur vivendo così a pieno il presente ha regalato delle gratificazioni uniche. Per questo progetto, in sinergia con Lorenzo Pavesi, ho voluto coinvolgere chi non fosse mai entrato in contatto con la VBS e Montescheno. Così ha preso corpo la crew.

Davide Casarotti