FINCHE' NOTTE NON CI SEPARI - Un'occasione sprecata?
Finché notte non ci separi non funziona. Eleonora e Valerio sono freschi sposi nel pieno dei loro trent'anni. La prima è tirocinante in uno studio di osteopata ma ha un'anima d'artista e disegna vestiti, il secondo è fuggito da una famiglia-impresa di commercianti e vende case per una agenzia immobiliare ma sogna di scrivere un romanzo giallo. Entrambi hanno però dubbi sull'impegno richiesto da questo patto a lungo termine e ciò risulta sempre più evidente man mano che ci inoltriamo nella notte che dovrebbero passare insieme nella Love Suite di un albergo di lusso dopo la festa di matrimonio a Roma.
La città sembra chiamarli ed è così che si ritrovano sul taxi di un crumiro durante uno sciopero per inseguire ossessivamente il motivo di un anello con sopra scritto “Mon Amour” nella tasca dello sposo. I due si scontreranno e ritroveranno, dopo varie ed eventuali vicissitudini, come da tradizione dei più classici dei racconti.
Ma partiamo da ciò che si può salvare: gli attori. La giovane sposa di
Pilar Fogliati è sinceramente incerta, tenera e vitale e l'interprete conferma un talento già messo a dura prova dal tour de force ricercato in
Romantiche, mentre
Filippo Scicchitano, che conosciamo dai tempi di
Scialla!, ha l'ambiguità giusta per mettere in scena il suo personaggio.
Notevoli i comprimari, in particolare
Lucia Ocone e Giorgio Tirabassi nei panni dei genitori dello sposo, macchiette che forse avrebbero meritato più spazio. Il soggetto di questa commedia esistenzial-sentimentale deriva dall'israeliano
Honeymood di Talya Lavie, tanto da poter parlare quasi di remake, e infatti c'è più di un riferimento all'ebraicità della famiglia di Valerio, anche se in una chiave specificatamente ed esageratamente romana.
A partire da queste premesse una curiosa squadra di firme - il veterano, nonché giallista, Roberto Cimpanelli per la Life Cinema del figlio Francesco che ha prodotto il film, affiancato dalle meno esperte Giulia Martinez e Susanna Paratore, quest'ultima collaboratrice di Rodeo Drive, società co-realizzatrice della pellicola - mette in fila le tappe di un viaggio un po' zoppicante nella città eterna, che a tratti sfiora il surreale con sequenze oniriche non all'altezza delle ambizioni registiche.
Riccardo Antonaroli, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, cerca di tenere insieme le azioni illogiche di figure troppo scritte su carta e molto poco reali. Le battute stesse, se non fosse per la bravura di chi le recita, come nel caso del monologo di Tirabassi sulla routine di coppia, suonerebbero proprio false.
Per non citare la misteriosa scrittrice che Valerio crede di salvare dal suicidio e poi si porta in camera (!) mentre Eleonora è dispersa chissà dove... Francesca, da un momento all'altro, diventa una femme fatale solo perché si è deciso di andare in una direzione assai poco probabile se disgiunta da necessità di copione. A tratti sembra di rivedere l'episodio alleniano di
To Rome with Love ispirato a
Lo sceicco bianco di Fellini, i cui sposini erano in trasferta proprio nella capitale, anche loro spaesati, anche loro tentati, ma si tratta di generosi riferimenti.
Finché notte non ci separi, pur con le buone intenzioni del caso, purtroppo non fa né ridere né riflettere come certamente vorrebbe. Inoltre, non permette di immedesimarsi nelle dinamiche e fa persino lo stesso errore del regista ex di Eleonora: cerca di fornire allo spettatore tutte le risposte. D'accordo voler tentare di sintetizzare una generazione e le sue complessità, ma qui si arriva persino a giustificare una certa tossicità nelle relazioni. Davvero un'occasione sprecata.
16/08/2024, 09:00
Alessandro Amato