VENEZIA 81 - "Playing God": plasmare la vita
Una scultura d’argilla prende vita nell’oscurità di un laboratorio, circondata da misteriose creature. “
Playing God” nasce da un periodo particolarmente difficile nella vita dell'autore
Matteo Burani, segnata dal burnout, dopo anni di lavoro come puppet maker nel campo dell’animazione in stop motion. Questa crisi ha messo in discussione il rapporto dell'autore con il lavoro e il suo senso di esistere, portandolo a confrontarsi con la sensazione di insufficienza e di rifiuto.
Il cortometraggio riflette su queste esperienze personali, esplorando il tema dell’esclusione sociale e la difficoltà dell’individuo nell' adattarsi agli standard imposti dalla società. Secondo il regista "
la palette cromatica del film è attentamente studiata: l'argilla rossastra color mattone richiama i toni dei portici della città di Bologna, e i materiali argillosi della regione. Il legno materico, con la sua tonalità giallastra, si sposa armoniosamente con la terracotta, creando un'atmosfera visiva che evoca le vecchie botteghe artigiane della città".
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Playing God” è stato realizzato incrociando diverse tecniche di animazione prima su tutte il "passo uno", che conferisce al cortometraggio una qualità unica e realistica. Si uniscono poi a questa tecnica anche la puppet animation, clay animation e pixilation. Di stile molto espressionista, ricorda nei volti e nelle espressioni dei pupazzi "disgraziati" il famoso quadro "
L'Urlo" di Edvard Much.
30/08/2024, 13:30
Duccio Ricciardelli