Siamo nel 2024 e si celebra il trentennale della morte di
Gian Maria Volonte', attore potente, serio, impegnato, forse insuperabile per spessore e carisma.
Il documentario “
Volonté – L’uomo dai mille volti” di
Francesco Zippel ne ricorda il percorso umano ed artistico, e dimostra il culto e l'influenza che esercita ancora oggi sugli attori italiani e sull'immaginario collettivo.
Buona parte del film si svolge alla Maddalena, con le interviste alla figlia Giovanna Gravina, che vive e lavora ancora nell'isola, seguendo l'amore assoluto che il padre nutriva per quel luogo magico. Con questo documentario entriamo anche nel laboratorio creativo dell'attore, che sceglieva di fare solo un film all'anno, leggendo attentamente la sceneggiatura ed accettando il ruolo solo se lo riteneva socialmente e politicamente utile per il suo pubblico.
Per Volonté il cinema non era solo una professione da svolgere con attenzione e studio appassionato, ma soprattutto rappresentava una presa di posizione sulla realtà, una forma di militanza esistenziale ed estetica. Come uomo Volonté aveva sofferto molto, prima la distanza politica e fisica dalla figura del padre, poi la tragica vicenda della morte del fratello Claudio, per finire poi con la difficoltà di mantenere sempre a livelli altissimi lo standard della sua recitazione, passando anche attraverso l'esclusione e la povertà di inizio carriera.
La grandezza della sua arte, secondo la bellissima testimonianza della compagna di studi Gianna Giachetti, stava proprio nel rivivere quel dolore provato nella vita quotidiana ( "Sotto c'era un vulcano" ), la sua arte veniva proprio dall'aver provato realmente molto del travaglio dei personaggi che interpretava. Per lui infatti entrare nel testo significava dimenticare completamente se stessi e "diventare" quel ruolo.
Molto interessante la parte del film in cui si spiega il metodo accuratissimo di spoglio e di studio della sceneggiatura, che veniva interamente sondata e appuntata a mano da Volonté, quasi a creare un altro testo personale e più profondo, a serivizio dei colleghi e di tutta troupe.
Volonté diventa infatti quasi un "coautore" del regista, ogni sua frase e battuta del copione viene studiata, calibrata, provata in tutte le sue sfumature stilistiche. Ed il risultato sullo schermo era deflagrante.
Attraverso questa biografia si ripercorre tutta la storia di un paese nel suo periodo più difficile. Sono infatti gli anni della contestazione, della strage di Piazza Fontana, degli anni di piombo, il rapimento e la morte di Moro. Commovente la parte del documentario dedicata alla sua ultima prova di attore ne
Lo sguardo di Ulisse.
Negli anni Novanta, vive una crisi depressiva e accetta di fare solo un paio di pellicole poco note. Nel 1994 finalmente arriva una parte di rilievo in
Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos. Ma il 6 dicembre del ‘94 Volonté muore improvvisamente, durante le riprese del film, all’età di 61 anni, per un infarto. Il suo ruolo sarà preso da Erland Josephson e il film verrà dedicato alla sua memoria. Le sue spoglie, come da sua volontà, riposeranno per sempre sotto un albero, nel piccolo cimitero de La Maddalena, l'isola della sua barca e dei suoi affetti.
03/09/2024, 07:01
Duccio Ricciardelli